Sotto la lente

La sfida al welfare è la longevità

Il settore dell’assistenza agli anziani non autosufficienti è rimasto profondamente segnato dagli anni 2020 e 2021. La pandemia ha agito su un settore già profondamente in crisi per le sue caratteristiche. Il settore socio-sanitario in generale, e quello dedicato alla non autosufficienza in particolare, si è presentato alla pandemia come un settore frammentato, sotto-finanziato, con normativa e regolamentazione in molte Regioni vetusta e non adeguata ai cambiamenti demografici, sociali ed epidemiologi. Molti esperti citano però la questione demografica come la futura bomba a orologeria del sistema di welfare italiano, sia pensionistico, sia assistenziale e sanitario.  

 

La questione anziani non è, infatti, solo un tema di pensioni e prestazioni monetarie: i servizi di cura, presa in carico e, in termini più generali, caregiving sono essenziali di fronte a stime che ci dicono che già oggi oltre il 28% degli anziani over 65 è non autosufficiente e necessita di accudimento quotidiano. Al momento sono le famiglie a occuparsene attivando risorse proprie, ma un welfare pubblico ad ambizione universalistica come quello italiano non può non considerare questo tema sociale.  

 

Se il Covid-19 ha avuto un ruolo nell’enfatizzare gli elementi di criticità del settore, ha avuto anche il merito (se così si può dire, purtroppo) di avviare un dibattito collettivo sui servizi per anziani, residenziali in particolare, e sui cambiamenti e investimenti necessari. Dopo la grande presa di coscienza collettiva legata alle morti per Covid-19 in RSA ci si aspettava e ci si preparava all’avvio di un periodo di grandi cambiamenti rispetto al settore. 

 

Date le caratteristiche del settore, gli interventi su cui era ed è auspicabile un cambiamento e investimento (di innovazione e di risorse finanziare) sono riassumibili come segue: creare o rafforzare reti di integrazione tra i diversi servizi per anziani nei territori (sanitari, socio-sanitari, sociali e dell’abitare); innovare i modelli di servizio, diversificandoli sulla base dell’eterogeneità dei bisogni oggi esistenti; rivedere i livelli di finanziamento nazionale, regionale e locale e la relativa governance; avviare iniziative e politiche di rafforzamento del personale del settore, di revisione dei ruoli delle competenze, nonché puntare su politiche industriali strutturate; far leva sulla tecnologia anche con riferimento ad iniziative di prevenzione e invecchiamento attivo. 

 

Quanto di queste priorità espresse dalle aziende del settore è stato recepito dal legislatore e incorporato in iniziative di riforma?  

 

Il PNRR dedicato agli investimenti include la parola «anziani» solo 23 volte e lo fa principalmente citando le sfide sociali e la necessità di garantire sostegno per la non autosufficienza, parlando dei diritti delle persone con disabilità nell’età anziana e richiamando il tema del caregiving. Si tratta però di dichiarazioni di intenti. I punti più concreti riguardano il ruolo delle Case della Salute nella Missione 06 (gli anziani sono uno dei potenziali target di utenza) e la riforma sulla non autosufficienza che è una di quelle vincolanti rispetto all’erogazione dei fondi. Questo implica che entro il 2023 il Governo in carica dovrà ratificare una legge di riforma del settore. A oggi l’obiettivo non è ancora stato raggiunto ma sono stati fatti due passi avanti in tal senso. 

 

Nel PNRR si parla quindi di anziani citando il tema tra le sfide sociali in essere, confondendolo con il tema disabilità e accennando brevemente alla questione caregiver e sostegno alle famiglie, restando però nella sfera della dichiarazione degli intenti e dei principi. Non seguono infatti particolari azioni se non in modo funzionale ad altri obiettivi. Per esempio, nella Missione 05 si parla di finanziamento per interventi di riqualifica o rigenerazione urbana legati alla ristrutturazione o realizzazione di soluzioni residenziali per anziani e nella Missione 06 si citano i bisogni degli anziani con riferimento alle Case della Comunità.  

 

Il tema non autosufficienza è stato poi inserito tra le riforme strutturali previste da PNRR riforme ed è una di quelle vincolanti rispetto all’erogazione dei fondi. Questo implica che entro il 2023 il Governo in carica dovrà ratificare una legge di riforma del settore. A oggi l’obiettivo non è ancora stato raggiunto ma sono stati fatti due passi avanti in tal senso.  

 

A settembre è stato aggiornato il Piano Nazionale Non Autosufficienza che detta le linee di policy per il triennio 2022-2024, definisce quali saranno le aree di innovazione e presenta gli stanziamenti del relativo Fondo Nazionale Non Autosufficienza per il periodo. Il piano ha un valore programmatico e non decisorio, non assicura quindi la realizzazione di quanto presentato (inclusa la previsione delle risorse destinate al Fondo) ma indica gli indirizzi di policy. In questo senso i contenuti più interessanti del piano riguardano: l’introduzione di livelli di assistenza nel settore sociale e sociosanitario (LEPS), la volontà di promuovere un sistema informativo nazionale (SUISS), e l’idea di rivedere il sistema di governance istituzionale e di accesso ai servizi lato cittadini. 

 

A ottobre è invece stato presentato e approvato lo Schema di Disegno di Legge Delega sulla riforma dell’assistenza agli anziani non autosufficienti. Anche questo documento non costituisce ancora l’atto di riforma vero e proprio ma una prima versione (vincolante negli obiettivi) che dovrà essere completata e poi adottata dal Governo in carica nel corso del 2023. Gli elementi principali contenuti riguardano una proposta di riallocazione (tra livello nazionale, regionale e locale) delle competenze di indirizzo, regolazione, finanziamento e controllo del settore sotto il nome del Sistema Nazionale Anziani non Autosufficienti (SNAA) e la focalizzazione su una nuova tipologia di assistenza domiciliare (ADISS) e di assegno monetario (frutto della rimodulazione dell’attuale Indennità di Accompagnamento).  

 

Dopo circa due anni i risultati raggiunti e potenziali sono tuttavia lontani dalle aspettative iniziali. Rispetto agli interventi previsti dalla Missione 06, e quindi all’integrazione del mondo non autosufficienza nella filiera dei servizi della sanità territoriale, le aziende pubbliche e private che si occupano di anziani non sono state incluse (se non con eccezioni di specifici territori) nei lavori di progettazione e avvio delle Case della Comunità e Ospedali di Comunità. In molte Regioni i giochi sono ancora aperti ma le decisioni prese fino a questo momento non hanno lasciato spazio a questo settore. La partita investimenti si è quindi concentrata solo sul tema della realizzazione di infrastrutture per superare il modello RSA (Missione 05). Questo nella teoria, perché nella pratica dopo oltre 12 mesi di emanazione di PNRR, questo tipo di interventi è stato molto limitato e a beneficio solo di RSA di proprietà di aziende o enti pubblici. Gli investimenti dedicati all’innovazione e maggior diffusione di servizi per anziani sono stati giudicati quindi da più voci come inadeguati e non centrati rispetto alle effettive necessità della popolazione.  

 

Rispetto invece alla riforma nazionale, introdotta come elemento centrale proprio da PNRR, si è ancora molto lontani dal definire le modalità implementative ed è molto orientata all’enunciazione di principi condivisibili nel loro essere generali, ma altrettanto generici.   

 

A che punto siamo in questo momento? A un punto morto? Dopo i proclami e l’entusiasmo del 2021 caratterizzato da forti aspettative rispetto al potenziale innovatore di PNRR per il settore anziani, il 2022 è stato l’anno della disillusione nel momento in cui si è compreso che le aziende pubbliche e private del settore nei fatti non sono state toccate dalle linee di PNRR fin qui attivate. Rimane l’aspettativa per il futuro, di certo fino ad oggi PNRR non ha contribuito ad aumentare o migliorare la presa in carico degli anziani non autosufficienti (e a oner del vero, come esposto sopra, non si era mai posto questo obiettivo). Per il prossimo anno si auspica invece che vengano avviati i lavori come declinati dagli obiettivi della riforma, ovvero: che si diano indicazioni chiare rispetto a quali servizi innovativi debbano essere promossi e inseriti nella rete di offerta; che si definisca un quadro nazionale di riferimento a garanzia dell’equità di accesso ai servizi, cosa fino ad oggi mancante; che si apra un tavolo di lavoro sul futuro delle aziende ed in particolare sulla sostenibilità economica e sulla crisi del personale.

SHARE SU