
- Data inizio
- Durata
- Formato
- Lingua
- 16 Giu 2025
- 9 giorni
- Class
- Italiano
Affrontare le sfide attuali della funzione HR a 360 gradi, grazie a strumenti metodologici per attrarre, scegliere e trattenere in azienda i migliori talenti.
Il titolo di questo saggio scritto da Andrea Bettini potrebbe ingannare. “Senza fine” fa pensare ad un romanzo romantico, ad una storia d’amore e invece non è così. Questo è un libro sul passaggio generazionale, sul processo di successione che ormai sappiamo essere alla base di tante rinascite aziendali ma anche, purtroppo, di gravi crisi e di tristi chiusure. Nonostante ormai sia notorio, sono ancora tante, troppe, le PMI italiane che non se ne preoccupano per tempo o non lo fanno con il giusto approccio mettendo a repentaglio la continuità dell’azienda e dei posti di lavoro che intorno ad essa gravitano.
Nelle pagine del libro è descritta la successione all’interno della famiglia Pretto che ha portato il padre Giuseppe e la madre Loretta a delegare il ruolo di guidare la loro azienda - la Essay Group - ai due giovani figli, Luca e Alice, trasferendo loro anche le quote proprietarie. Si tratta di un caso di delega piena - la più complessa e la più difficile da attuare - che presuppone di trasferire la responsabilità ultima di condurre l’azienda e la proprietà, dai fondatori ai successori. Come un armatore che cede la sua adorata imbarcazione e il ponte di comando a chi, fino al giorno prima, era, al massimo, un luogotenente di vascello. Un passaggio non facile per il rischio che esso comporta (per esempio se la delega viene riposta sulle persone sbagliate) e per tutte le implicazioni psicologiche ed emotive che lo connotano (lasciare la presa del timone, mettersi da parte, passare dal massimo protagonismo ad un ruolo minore). Nulla di facile per il manifestarsi incontrollato di tutta una serie di resistenze al cambiamento da parte di chi ha sviluppato e gestito con successo l’impresa fino a prima. Il rapporto tra il fondatore e la sua società è materno o paterno: l’azienda è una creatura da far crescere, a cui dedicare tempo, energie, che porta pensieri ma anche grandissime soddisfazioni, che riempie la vita di senso dandogli uno scopo. Proprio per questi elementi di delicatezza intrinseci, il processo di successione risulta determinante per la continuità dell’azienda e risente per sua natura di tutte le specificità del contesto in cui si manifesta. Ogni successione, si può dire, è particolare a modo suo: dipende dalle persone, dalle loro storie, dalle peculiarità della famiglia e dell’azienda in cui si esprime, dalle caratteristiche dell’ambiente competitivo in cui il processo si attua, dal momento specifico in cui si manifesta. Nel caso della famiglia Pretto e della loro impresa queste particolarità ci sono tutte e l’esito cui si è giunti ne è stato fortemente condizionato.
Allora, la domanda può essere logica, che senso ha, al di là di un poco di curiosità per le vicende personali, conoscere questa storia?
Cosa si può ricavare da un racconto unico e come tale irripetibile di una avvenuta successione?
Proprio su questo piano si gioca il valore di questa lettura che non si limita alla moviola del passaggio generazionale nel caso di Essay Group e dei suoi protagonisti ma si cimenta nell’intento di trovare, senza alcuna pretesa scientifica, delle “regole” di buona condotta, delle linee di azione che possono facilitare l’esito positivo del processo anche in altre situazioni. Lascio a chi leggerà scoprire, passo dopo passo, queste pratiche di successo sottolineandone due che, in questo caso, risaltano molto bene e che rappresentano un prezioso insegnamento.
La prima: avere il coraggio di decidere, di prendere atto dei problemi, delle questioni emergenti e, ancor più importante, affrontare quelle latenti che covano sotto le ceneri di certe dinamiche familiari, non dette, non esplicitate, anche quando entrare in quei meandri può far male perché porta, inevitabilmente, a rompere taluni equilibri. Così hanno fatto i Pretto: da un certo punto in poi hanno deciso di entrare nel merito della successione, scardinando il quieto vivere, imponendosi di decidere, forzando la mano affinché gli scambi di opinioni e le scelte avvenissero negli ambiti opportuni, in momenti formali e non in modo improvvisato nei rimasugli di tempo di una frettolosa cena in famiglia.
La seconda: affermare sempre e in ogni ambito il principio della distinzione tra famiglia e impresa, due istituti profondamente diversi anche quando gli attori che ne sono protagonisti sono i medesimi, due mondi che possono essere tangenti ma non devono sovrapporsi completamente. Far passare questo criterio di base vuol dire, per esempio, accettare che due fratelli, membri della nuova generazione, aventi, in quanto figli, pari diritti in famiglia, ricoprano ruoli diversi in azienda, l’uno con più potere e responsabilità dell’altro, in funzione di differenti attitudini alla leadership o che possano avere diverse attribuzioni di quote societarie per evitare pericolose situazioni di stallo decisionale. Ecco una seconda fondamentale regola: in famiglia i figli dovrebbero essere tutti uguali mentre in azienda no, occorre discriminare; una bella famiglia segue il criterio dell’amore incondizionato ai suoi membri, dell’aiuto e del sostegno al più debole, della solidarietà, l’impresa non può diventare solo il luogo dell’accoglienza ma deve valorizzare le capacità e i meriti di chi la sa condurre meglio per il bene di tutti. Il buonismo dei genitori che porta a mettere il carico dell’azienda sulle spalle sbagliate all’insegna di una scelta equa può essere pericoloso, così come assecondare le velleità di chi crede di avere abilità imprenditoriali che non possiede. Se quel peso non viene retto si mette a rischio una intera comunità, piccola o grande che sia, quella dei collaboratori e delle persone i cui destini ruotano intorno all’impresa.
Concludo, tornando all’inizio, per correggere la mia prima affermazione. “Senza fine” non è un titolo ingannevole per questo libro. E’ perfetto perché questo è anche un racconto d’amore: tra i Pretto e la loro azienda: prima o terza “figlia”, a seconda di come la si voglia vedere, di questo nucleo parentale. E’ una storia a cui, preparandosi con metodo, aprendosi al confronto con professionisti preparati sul tema e cercando di seguire le regole di base che si trovano distillate nel testo, hanno evitato di mettere la parola fine alla loro impresa.
Una buona lettura per chi sta vivendo un passaggio simile, sia senior che futuri successori, e avverte il bisogno di confrontarsi per chiarirsi le idee.