Il Meglio del Piccolo

L'ingrediente segreto della delega

L’azienda Zini Prodotti Alimentari S.p.A. si trova a Cesano Boscone, nei pressi di Milano. Prima della pandemia, fatturava circa 23,5 milioni di euro. Durante i due anni del Covid ha subito un calo del fatturato importante condizionato dai mercati serviti: il pastificio si rivolge per il 70% al canale della ristorazione e solo per il 30% al canale retail (per il consumo domestico) e al segmento “industria” che acquista pasta per preparare cibi pronti surgelati. Il decremento è stato ampiamente recuperato e il 2022 chiuderà intorno ai 26 milioni di euro grazie alla presenza sui mercati esteri: Zini opera per l’80% del suo fatturato in 40 paesi diversi. I collaboratori sono una settantina, con una prevalenza di impiegati sulle maestranze in produzione. Moltissime le opere di impegno sociale e le attività di welfare aziendale patrocinate dal pastificio. Significativi anche gli investimenti per la tutela ambientale rivolti a minimizzare i consumi e gli sprechi che sono ben documentati nel bilancio di responsabilità sociale e ambientale.

Già da queste prime informazioni si intuisce la forza di questa piccola impresa che dichiara senza titubanze: “l’obiettivo non è solo crescere. E’ come decidi di crescere che fa la differenza”. Ma allora cosa fa la differenza in questo caso?  Quali sono gli elementi da cui possiamo tutti prendere spunto?

1. Radici robuste. Tutto risale al 1956 anno in cui Euride Zini nonna dell’attuale CEO, “emigra” dall’Emilia per aprire a Milano un piccolo laboratorio portando in città la tradizione della pasta fresca, fatta a mano. I primi riscontri sono positivi e, nel giro di qualche anno, il pastificio acquisisce commesse importanti per le mense scolastiche. Si pone allora un duplice problema: quello di produzione su ampia scala e quello della conservazione della pasta fresca. Su quest’ultimo tema, nonna Euride, non avrà dubbi: verrà esclusa la strada dell’utilizzo di conservanti e scelta quella di surgelare la pasta come si faceva abitualmente in casa usando un elemento assolutamente naturale come il freddo per mantenere la genuinità del prodotto. Per dare impulso alla produzione, invece, servì l’ingegno e l’impegno di Pompeo Vezzani, marito di Euride. Fu lui a mettere a punto un impianto per la cottura e l’essicazione degli impasti. Così, in parallelo al pastificio, nasce la VOMM -  acronimo di Vezzani Officine Meccaniche Milanesi - che dal 1969 in avanti si dedicherà alla realizzazione di impianti per le industrie alimentari e sarà guidata da Corrado Vezzani, figlio di Euride e Pompeo. Insomma quello dei coniugi Vezzani fu un matrimonio fruttifero anche da un punto di vista societario: nella Milano del dopoguerra e della ricostruzione, diedero vita a due imprese, l’una per gemmazione dall’altra, in due settori distinti ma correlati. Da queste potenti radici fiorisce la Zini di oggi. Nulla accade per caso.

2. Tornare indietro per essere i numeri uno. Nel 1999 Maurizio Vezzani, fresco di una laurea in Bocconi con una specializzazione in marketing, decide di entrare nel pastificio della nonna che, rispetto alle origini, non era molto cambiato. Il papà di Maurizio, Corrado, voleva andare avanti, ritendo che il metodo della surgelazione della pasta fosse ormai superato. Nel mondo della pasta fresca si era compiuta una enorme evoluzione e si era passati dagli additivi a tecniche molto più avanzate di conservazione come la pastorizzazione o il confezionamento in atmosfera protettiva. Corrado riteneva che anche il pastificio Zini dovesse seguire la direzione della pasta così detta “fresca”. Il figlio, al contrario, considerava più vantaggioso restare legati alla tradizione, migliorare e progredire restando fedeli alla propria specializzazione che era stata fin dalle origini quella del surgelato. La logica che Maurizio ha portato avanti con successo è stata quella della nicchia. Che senso aveva mettersi in coda a chi aveva scoperto il segmento della pasta fresca e concorrere con chi si era fatto largo tra i consumatori costruendosi un posizionamento fortissimo (uno su tutti il Signor Rana)? Perché seguire l’onda ed essere il trecentesimo pastificio a inseguire faticosamente il leader quando si poteva tentare di giocare la partita per essere i numeri uno nel micro mercato del surgelato? Così in questi vent’anni di conduzione Maurizio ha lavorato sulla nicchia, andando in profondità, come un minatore alla ricerca del suo oro e oggi può affermare con soddisfazione di essere il primo produttore al mondo di gnocchi surgelati e il secondo nel segmento della pasta ripiena surgelata. Un insolito percorso di successione in cui il figlio si oppone al padre - che avrebbe preferito seguire le tendenze del mercato di massa - per restare nel solco della tradizione e da lì partire per andare avanti, trovando una strada molto meno affollata. Più nicchia di così non si può.

3. Rompere gli stereotipi sul cibo surgelato. Qui arriva il bello. Vinta la battaglia con la generazione precedente, Maurizio sta conducendo, capendone benissimo le difficoltà, e dunque prendendola molto alla larga, una campagna per affermare la qualità e la naturalità del prodotto surgelato. La sua vera sfida, la sua “mission impossible”, è quella di far venire meno l’idea, che alberga nella testa di moltissimi consumatori che il cibo surgelato sia di scarsa qualità, se non addirittura malsano oppure accettabile solo per chi non ha voglia o possibilità di cucinare e nutrirsi meglio (un cibo di “servizio” che anche solo a dirla così suona malissimo). Ecco allora che tutti gli investimenti aziendali vengono rivolti a sostenere questa visione. L’obbiettivo è quello di sfatare l’abitudine di associare il surgelato al cibo “spazzatura” ed andare dritto verso i bisogni di un consumatore attento ad una nutrizione salubre e alla sostenibilità: Zini ha messo a punto anche un packaging compostabile al 100% per una sua linea di prodotti biologici. Da ultimo, ma forse più importante, la rottura dello stereotipo viene portata avanti essendo intransigenti sulla qualità delle materie prime, disposti a spendere anche il 30% in più dei concorrenti per usare il top degli ingredienti italiani: dalla farina, alle uova, alle verdure fino alla carne. Costruendo su questi elementi la propria strategia, Maurizio Vezzani vorrebbe gradualmente ampliare il consumo domestico delle pasta surgelata intercettando una tendenza mondiale che, a suo avviso, si può già intravvedere nei mercati più evoluti come gli USA che si stanno muovendo alla ricerca di prodotti da freezer di altissima qualità. Ovviamente date le dimensioni aziendali è consapevole di non poter agire direttamente con il proprio marchio.

4. L’ingrediente segreto della delega. Per essere massimamente concentrato sulla sua visione, l’imprenditore ha avviato, da circa otto anni, un significativo processo di delega. Avvertendo il peso della solitudine e la mancanza di confronto, all’età di quarant’anni, ha iniziato ad assumere persone competenti cui assegnare responsabilità. La sua volontà è stata quella di spogliarsi progressivamente dalle attività operative e dedicare tempo al compimento della strategia. Ha così costruito una prima linea manageriale con collaboratori giovani che stanno crescendo internamente. Le deleghe assegnate sono coerenti con la visione: Roberto, responsabile di stabilimento a presidio della tecnologia; Lillenzo in amministrazione; Laura, direttore vendite; Arianna direttore marketing impegnata anche sui progetti di responsabilità sociale; Roberta dedicata alle tematiche di ambiente e sicurezza, Valentina nel controllo qualità; Silvia a capo dell'innovazione di prodotto. Il segreto, oltre a quello di saper riconoscere nelle persone “la luce negli occhi tipica di chi si motiva avendo responsabilità”, è quello di ingaggiarli con obiettivi sfidanti. “Non siate avidi con i vostri collaboratori: non solo in termini retributivi ma anche di qualità dei progetti che assegnate loro. Per questo motivo una piccola impresa non deve mai rinunciare a piani e programmi dirompenti. La stasi non è motivante, non consente di mantenere a bordo gente valida, anzi, in un periodo come questo, fa perdere con facilità i migliori. Così ho fatto di recente, introducendo un nuovo sistema gestionale proprio per scardinare vecchie abitudini. Ho fatto diventare i miei manager i portabandiera di questa rottura delle routine”. Ecco il consiglio da cui prendere spunto: progetti aziendali ambiziosi, a volte di forte discontinuità con il passato, da delegare alla prima linea manageriale per aumentare ancor più il loro coinvolgimento e la loro identificazione. Parola di Maurizio Vezzani, uno dei "nostri", un Imprenditore Forte.

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