Il Meglio del Piccolo

Il manager risolve!

Mi capita sempre più spesso di lavorare a stretto contatto con manager che operano nelle PMI italiane. Di solito fanno parte di quella famosa prima linea di responsabili che gli imprenditori che incontro, interessati alla delega e all’evoluzione della loro organizzazione, sognano di potenziare.

Tra loro si possono individuare profili che funzionano molto bene in squadra ed altri che, purtroppo, difficilmente aiuteranno il titolare nel processo di managerializzazione.

Un video di qualche tempo fa con un discorso dell’allenatore Julio Velasco, facilmente rintracciabile in rete, offre, a mio avviso, alcuni spunti utilissimi per identificare le caratteristiche personali che non possono mancare in un manager a capo di un piccolo team. Guardatelo e ascoltate con attenzione. E' geniale.

 

 

Intervento di Julio Velasco

 

Proviamo ora ad uscire dalle logiche e dai ruoli ruoli della pallavolo e ad applicare le indicazioni di Velasco alla realtà aziendale, estendendole a quella delle PMI.

  1. Un manager è tale se risolve i problemi che si manifestano nella sua area di responsabilità, non se passa il tempo a puntare il dito sull’operato dei colleghi a capo di altre funzioni, sui fornitori o sui clienti colpevoli (forse) di averli provocati.
  2. La realtà è come è, non è perfetta, non è sempre come vogliamo che sia. Il manager giusto non spende le sue energie a lamentarsi ma incide con la sua azione in positivo sulla situazione anche e soprattutto quando non è ideale. Deve avere energia ed ottimismo sufficienti per cambiare e plasmare la realtà nella direzione migliore.
  3. Il manager valido è propositivo, non attendista. Rileva il problema, lo fa emerge o lo denuncia in anticipo, ma subito dopo porta e propone soluzioni.
  4. Affronta i problemi direttamente in campo. Non ha timore di sollevare questioni spinose nelle riunioni con l’imprenditore e con gli altri responsabili suoi pari grado. Non lascia che quei momenti collegiali diventino solo informativi per poi sfogarsi in altre sedi a porte chiuse in colloqui a due, evitando il contradditorio in pubblico.
  5. Sa contrapporre le sue idee a quelle del titolare in un confronto costruttivo dove importa anzitutto l’azienda. E’ capace di dire no sulle cose importanti, se necessario, ma sa anche tollerare qualche vezzo e qualche preferenza del “padrone di casa”. Non si impunta sempre per tutto.
  6. Non percepisce le persone giovani e valide come una minaccia, anzi coglie il vantaggio e lavora al meglio per tenersele vicino. Fa squadra. E’ un professionista pronto a far crescere nel tempo una seconda linea manageriale, senza la paura di generare potenziali sostituti, dando vita così ad una organizzazione che può essere apprezzata dall’esterno diventando un possibile elemento di attrattività anche per nuovi ingressi.
  7. Non teme, facendo lavorare i suoi sottoposti, di non saper più cosa fare. Pianificare, delegare, controllare il lavoro altrui, ascoltare e dare feedback ai propri collaboratori e, al fondo, farli crescere è un’attività ricca che, se svolta in modo completo, riempie le giornate.
  8. Deve avere, più di quanto accade nelle grandi aziende, la capacità di partire dai problemi e di creare intorno ad essi un effetto di integrazione di diverse aree di competenze per arrivare a soluzioni in grado di convincere anche gli imprenditori più restii alla managerializzazione. Non deve attenersi strettamente al suo mansionario con un atteggiamento da burocrate di stato, ma muoversi nell’ambito della propria sfera di responsabilità con flessibilità e con una buona capacità di visione laterale.
  9. Deve essere allineato alla visione e ai valori dell’azienda essendo remunerato soprattutto per compiere la strategia nel rispetto delle “regole di casa”, fondamentali nei contesti di piccole dimensioni.
  10. Il manager giusto, infine, deve guardare all’imprenditore riconoscendogli il grande merito di aver dato vita, con la sua capacità di visione e la sopportazione di notevoli rischi, ad una azienda e con essa al lavoro per una comunità di persone, generando, nel piccolo. una grande ricchezza per tutti. Deve rendersi conto in modo molto schietto che il suo titolare avrebbe fatto ugualmente impresa senza il suo contributo mentre non sarebbe stato possibile il contrario. Come ha detto con la massima onestà Fedele Confalonieri, attuale Presidente di Mediaset: "Berlusconi senza di noi sarebbe diventato comununque Berlusconi, io senza di lui non sarei mai arrivato ad essere quello che sono oggi".

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