Idee senza tempo

Verso una nuova concezione dell’economia d’impresa

La rubrica presenta, in occasione della ricorrenza dei 50 anni dalla fondazione di SDA Bocconi, una selezione delle idee generate dalla Faculty che hanno fatto scuola nel panorama della ricerca manageriale: rilevanza, concretezza, rigore scientifico e impatto sulle comunità di riferimento i 4 punti cardinali del percorso proposto. L’iniziativa di SDA Insight è parte del più ampio progetto «50anni di idee».

In quanto sistemi sociali di tipo cognitivo, le imprese sono entità capaci di produrre da sé la conoscenza utile alla propria sopravvivenza, esattamente come la mente umana. Questo sapere si accumula nelle risorse più importanti dell’impresa – le persone che vi lavorano, ma anche i clienti, i fornitori e gli azionisti – e permette di generare costantemente e in maniera autonoma nuova conoscenza, che è dunque la materia prima e il prodotto finale del funzionamento dell’organizzazione. È questa l’idea centrale del volume L’impresa vivente. Itinerario in una diversa concezione , uscito nel 1991 con l’obiettivo di ripensare l’economia d’impresa, a quel tempo ancora troppo ferma sull’idea che le organizzazioni fossero semplici strumenti per produrre profitto.

La teoria presentata nel libro si basa su due presupposti fondamentali: il primo assume che l’impresa, in quanto organismo autonomo e indipendente, sia un’entità cognitiva in grado di creare conoscenza da sé e per sé; il secondo, strettamente correlato al primo, ipotizza la capacità di apertura dell’impresa verso l’esterno (clienti, fornitori, azionisti, società civile ecc.), i cui tratti caratterizzanti entrano a fare parte dell’impresa stessa, che incarna profondamente i valori delle persone e dell’ambiente in cui opera. Tale visione rende dunque l’impresa fortemente interdipendente con il contesto in cui agisce: una comunità tra le comunità, che diventa creatrice di valore solo quando svolge pienamente la sua funzione economico-sociale. Un valore che non si esaurisce nella realizzazione del profitto per gli azionisti e per i manager, ma che si estende all’impatto sull’ambiente e sulla società.

Questa tesi – che in parte anticipa alcuni dei principi della Corporate Social Responsibility – ha permesso di gettare una nuova luce su diversi aspetti della vita e del comportamento dell’impresa. Quest’ultima, infatti, non è solo una macchina che consente di soddisfare gli interessi degli stakeholder, ma è prima di tutto un sistema sociale, una comunità, un insieme di relazioni sociali e cognitive tra persone che decidono di perseguire obiettivi individuali e di condividere il proprio sapere, scambiandosi idee, progettando il futuro, integrando culture differenti, aiutandosi a vicenda per operare insieme nella direzione di un bene comune.

Questa idea d’impresa non ha solo implicazioni di tipo teorico, ma cambia la prospettiva dell’azione manageriale: nel contesto attuale, caratterizzato da un’elevata complessità e da cambiamento sistemico che non ha precedenti per rapidità e per portata, le pratiche manageriali devono abbandonare l’idea rassicurante della previsione e del controllo. Devono passare dunque alla logica della sperimentazione, in cui è necessario il coraggio dell’errore. L’azione manageriale diviene un processo continuo di apprendimento, in cui l’errore, ricercato attraverso la sperimentazione sistematica, diventa la materia prima essenziale delle buone pratiche manageriali.

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