
- Data inizio
- Durata
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- 15 Mag 2025
- 4,5 giorni
- Class
- Italiano
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Il perseguimento della parità di genere è un tema sempre più sentito dal punto di vista sociale e politico, anche grazie a una sempre maggior consapevolezza da parte dei cittadini e soprattutto delle nuove generazioni. Tale obiettivo è però di grande importanza anche quando si guarda al mondo delle organizzazioni e delle imprese, ambito in cui molta strada è ancora da percorrere (a titolo di esempio, nel 2022 in Italia solo un manager su cinque era una donna). A riprova di ciò, la disparità di genere rappresenta un freno per la crescita economica: le stime suggeriscono che, se non esistessero ostacoli allo sviluppo dell’imprenditoria femminile, il Pil mondiale potrebbe crescere del 2 per cento.
L’ultima edizione del Barometro del Women’s Forum fornisce alcuni dati interessanti sulle percezioni sul divario di genere nei Paesi del G7. L’indagine – che ha coinvolto 3.500 cittadini e cittadine di Francia, Canada, Regno Unito, Stati Uniti, Germania, Italia e Giappone – ha assunto come presupposto metodologico l’idea che le disuguaglianze siano una funzione delle percezioni delle persone relative alla società in cui vivono, alle sue istituzioni e alle organizzazioni in cui lavorano (per esempio, un secolo fa il suffragio femminile era una misura essenziale della parità di genere, mentre ora chiaramente non lo è più).
La quasi totalità dei rispondenti (il 90 per cento) crede che le donne dovrebbero avere lo stesso trattamento riservato agli uomini; tuttavia, solo il 65 per cento pensa che le disuguaglianze siano diffuse nel mondo. In ambito professionale, gli stereotipi di genere sono ancora radicati: il 29 per cento dei rispondenti crede che gli uomini siano naturalmente più ambiziosi delle donne, mentre il 46 per cento (dato in miglioramento rispetto al 50 per cento della precedente rilevazione) ritiene che «non si possa avere tutto, se si vuole essere una buona madre bisogna accettare di sacrificare parzialmente la propria carriera professionale». Al contempo, il 34 per cento degli uomini intervistati (contro il 22 per cento delle donne) ritiene che ai fini della felicità di una donna il ruolo di madre conti più della carriera professionale.
D’altro lato, due persone su tre (67 per cento) riconoscono che le disparità di genere in ambito professionale siano un problema. Il 62 per cento crede che una donna abbia meno opportunità di avere successo rispetto a un uomo a parità di competenze. Il caso delle interruzioni di carriera mostra nel concreto come l’influenza del genere sul lavoro: mentre il 41 per cento delle donne ha lavorato part-time per almeno un anno per prendersi cura di qualcuno (contro il 24 per cento degli uomini), il 38 per cento ha smesso di lavorare per almeno un mese per la stessa ragione (anche in questo caso, gli uomini si fermano al 24 per cento). Le conseguenze di questi fenomeni sono molto negative per la crescita professionale: il 38 per cento delle donne non ha cercato di ottenere nuove responsabilità, e il 18 per cento ha addirittura rifiutato una promozione.
I risultati dell’indagine mostrano un sostanziale allineamento tra le percezioni e la realtà del divario di genere in ambito politico e professionale. Tre rispondenti su quattro ritengono che nel proprio Paese sussista una disparità tra uomini e donne in termini di diritti sociali, politici o economici. La percezione è in linea con i dati effettivi sulla rappresentanza femminile nei parlamenti (29,6 per cento) e nei governi (36,8 per cento) dei Paesi del G7. Nel mondo del lavoro il gender gap è tuttora rilevante, e non solo dal punto di vista salariale: si calcola che nell’Unione europea il 75 per cento del lavoro domestico e di cura non retribuito sia svolto dalle donne, con conseguenze negative per la loro sicurezza economica.
Meritano infine una menzione le specificità di alcuni Paesi del panel. Gli stereotipi di genere in ambito professionale sono molti più deboli della media in Francia e Canada, ma più significativi in Giappone e Germania. Non sorprende, pertanto, che solo il 72 per cento dei rispondenti tedeschi e di quelli giapponesi (contro una media complessiva del 77 per cento) ritenga che colmare il divario di genere sia una priorità per il proprio Paese. L’Italia si distingue invece per un’attenzione maggiore al tema, con il 43 per cento di rispondenti (il dato più alto, contro una media complessiva del 30 per cento) che vede nel perseguimento della parità di genere una priorità assoluta. Al tempo stesso, due italiani su tre – ancora una volta il dato maggiore della rilevazione – riconoscono disuguaglianze diffuse.