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- 15 Mag 2025
- 4,5 giorni
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I livelli di felicità rilevati a livello globale sono in calo, con un potenziale impatto negativo sui comportamenti dei consumatori
Nel 2019, il 64 per cento degli adulti a livello globale dichiara di essere molto o abbastanza felice: un dato in calo rispetto al 2018 (70 per cento), e significativamente inferiore se confrontato col 2011 (77 per cento). Le differenze tra i Paesi sono però profonde: se in Canada e in Australia a sostenere di essere felice è l’86 per cento degli adulti, e Cina e Gran Bretagna si attestano su livelli analoghi (83 per cento), la percentuale precipita al 47 per cento in Russia, al 46 per cento in Spagna e addirittura al 34 per cento in Argentina. Sono i dati resi pubblici nel report di Ipsos Global Advisor Global Happiness Study. What Makes People Happy Around the World, che si basa su uno studio condotto in 28 Paesi dei cinque continenti.
Tra le fonti primarie di felicità, spiccano soprattutto fattori di carattere immateriale ed extraeconomico: la salute e il benessere fisico (fonte primaria di felicità per il 55 per cento degli adulti a livello globale), la relazione con i figli e il proprio partner (48 per cento in entrambi i casi) e il percepire un significato per la propria esistenza (47 per cento). Agli aspetti economici viene tuttavia attribuita notevole importanza, specie come fonte secondaria di felicità: all’avere più denaro a disposizione e alla propria situazione finanziaria è riconosciuto il ruolo di fonte primaria o secondaria di felicità rispettivamente dall’84 e dall’83 per cento degli adulti interpellati. Decisamente minore è invece il peso che viene dato ai beni materiali in quanto tali.
A testimoniare le implicazioni che la percezione di felicità ha sulle scelte economiche e finanziarie degli individui, il report registra una correlazione diretta tra la felicità dichiarata e i livelli di fiducia dei consumatori: quanto più una persona si dichiara felice, tanto più tenderà a dimostrare fiducia e ottimismo come consumatore. Anche in questo caso, vi sono però differenze significative da un punto di vista geografico: in diversi Paesi europei, come Francia, Belgio e Regno Unito, elevati livelli di felicità non si traducono in una corrispondente elevata fiducia da parte dei consumatori; viceversa, in Paesi emergenti come l’India e la Cina, ma anche negli Stati Uniti, i livelli di fiducia dei consumatori sono molto elevati, più di quanto si potrebbe ipotizzare guardando semplicemente alla percezione di felicità.
Il report 2019 include per la prima volta i social media come potenziale motivo di felicità. A dispetto della loro pervasività, in nessun Paese essi vengono considerati come una fonte primaria di felicità da più di un quarto della popolazione (il dato più elevato è quello della Turchia, con il 27 per cento); solo in alcuni Paesi emergenti (come Cina, India, Turchia) la percentuale di individui che li considera fonte potenziale di felicità (primaria o secondaria) supera il 50 per cento.
Rispetto al 2011, i fattori a cui è riconosciuto un peso maggiore sono l’ammontare di tempo libero a disposizione (con un incremento complessivo del 3 per cento) e il trasferirsi in un altro Paese, che cresce dell’8 per cento dal 36 al 44 per cento, pur restando in assoluto il parametro meno indicato a livello globale come motivo di felicità. Al contrario, negli ultimi otto anni è diminuita l’importanza riconosciuta al fatto di essere persone di successo (-4 per cento) così come quella dello stato dell’economia (-4 per cento), verosimilmente un riflesso della maggior distanza rispetto alla Grande crisi del 2007-2008.
Per quel che riguarda il nostro Paese, dopo la Spagna è quello che ha fatto registrare la performance peggiore nei livelli percepiti di felicità: negli ultimi otto anni si è verificato infatti un calo del 16 per cento, dal 73 per cento di individui che si dichiaravano molto o abbastanza felici nel 2011 al 57 per cento attuale. Tra le fonti di felicità, spicca l’importanza attribuita dagli italiani all’avere più denaro, forse un riflesso delle difficoltà macroeconomiche del nostro Paese nell’ultimo decennio.
Cosa rende felici le persone nel mondo