Cantieri di ricerca

Qual è il modello migliore per governare il supply risk?

Le domande

Il supply risk (rischio fornitore) può essere definito come un insieme di deviazioni nelle caratteristiche del fornitore e nelle sue prestazioni. Le deviazioni possono riguardare variabili endogene, cioè governate dal fornitore, o esogene, cioè relative al contesto economico e di mercato.

 

Per quanto riguarda il processo di supply risk management, tutte le aziende hanno un momento formale di raccolta dati sul fornitore in fase di scouting e qualifica a cui segue la segmentazione e classificazione dei fornitori in base alla criticità della fornitura attraverso indicatori di tipo economico-finanziario e talvolta alcuni cluster specifici (fornitori critici, strategici, single source).

 

La responsabilità dell’aggiornamento di questi dati può ricadere su altri dipartimenti interni all’azienda, su soggetti terzi o sul fornitore stesso. In ogni caso, lo scenario attuale richiede massima attenzione nella selezione e gestione del proprio parco fornitori e il ruolo del procurement rimane fondamentale nella verifica e analisi dei dati.

 

Il procurement ha la responsabilità di valutare le caratteristiche del fornitore, con particolare attenzione agli elementi di rischio che potrebbero minare il rapporto di fornitura. Questo sia in fase di selezione di nuovi partner, sia di gestione degli attuali.

L’obiettivo di questa ricerca è raccogliere e analizzare le prassi di gestione del rischio di fornitura. La nostra attenzione si è concentrata sui sistemi di misurazione del rischio e sulle azioni di mitigazione che mirano a ridurre l’esposizione al rischio e la gravità del danno per l’azienda cliente.

 

  • Con questo studio puntiamo inoltre alla condivisione di spunti di riflessione sul processo generale di «Supply Risk Management» in azienda.

Le domande a cui abbiamo tentato di fornire una risposta sono le seguenti:

  • Quali sono i fattori di rischio nel fornitore?
  • Quali misure possono permettere di monitorare il rischio e quali le fonti informative e i sistemi di raccolta dei dati?
  • Quali soluzioni e prassi permettono di mitigare il rischio fornitore? Che efficacia e costi hanno le strategie di ridondanza e di flessibilità?
  • Come viene gestito il processo di Supply Risk Management in azienda?

Il lavoro sul campo

  • La metodologia adottata dalla nostra ricerca prevede una fase preliminare di analisi della letteratura e una fase di lavoro sul campo in cui vengono condotte interviste con i membri CPO del Procurement Lab di SDA Bocconi, centro di ricerca dedicato agli acquisti e alla gestione delle relazioni di fornitura.

 

La mappatura dei rischi è stata effettuata con l’aiuto di una matrice che mette in relazione la probabilità e la severità del rischio. Da qui, in base alla classificazione del rischio, è possibile individuare la strategia di mitigazione più consona.

 

All’interno della ricerca non è stato classificato il tipo di danno ma ci siamo focalizzati sulla valutazione della magnitudo del danno, considerandolo come un costo che ha un impatto economico-finanziario. Questo costo, proxy del rischio, sarà la determinante principale dell’azione di mitigazione che decideremo di intraprendere.

 

Abbiamo preso in considerazione due strategie di mitigazione: flessibilità e ridondanza. Entrambe puntano a limitare o azzerare gli effetti negativi (danno) grazie alla allocazione di risorse aggiuntive che possono essere impiegate in caso di deviazione e di evento avverso. Tuttavia, differiscono in modo sostanziale:

 

  • Una strategia di flessibilità è un approccio proattivo che prevede un intervento a monte, per modificare e ridurre la probabilità dell’evento avverso e la sua deviazione. Necessita di conoscenza approfondita del fenomeno e di continuo scambio informativo e trasparenza; è più lenta nell’implementazione e più complessa nella gestione operativa.
  • Una strategia di ridondanza è un approccio reattivo che prevede l’intervento nella fase di discontinuità o il contenimento diretto del danno generato. È una soluzione più semplice e ha più rapida implementazione. In generale, è più costosa rispetto alle alternative e non richiede particolari processi di condivisione.

 

In caso di alta severità e probabilità abbiamo adottato un mix delle due strategie. Le soluzioni di mitigazione del rischio sono presentate in una logica di cluster, tipicamente due o tre, evidenziando: lo stile manageriale, le misure utilizzate, i pro e i contro.

 

Al tempo stesso, per le strategie di mitigazione da adottare è stato scelto un framework simile con le variabili: stile manageriale, strategie di ridondanza o flessibilità, scenari di utilizzo.

 

Infine, abbiamo mostrato l’esistenza di una relazione tra come le aziende misurano i rischi e come mitigano i rischi stessi.

Guardando avanti

I principali fattori di rischio emersi durante la ricerca sono stati classificati in finanziari, economici, operativi, di innovazione; ESG (Environment, Social, Governance), geopolitici, relativi ai processi, con alcuni amplificatori: dipendenza e rischio di filiera.

 

Nel progetto di ricerca sono emersi diversi approcci e non un unico dominante. Spesso l’approccio è determinato dal contesto di rischio. Anche il danno emergente è diverso e può essere dovuto al livello di integrazione della supply chain.

 

Abbiamo osservato come gli approcci alla misurazione del rischio e le strategie di mitigazione dipendano da una serie di fattori:

  • cultura aziendale e approccio manageriale (influenzato anche dal settore);
  • disponibilità del fornitore a collaborare e condividere informazioni e processi;
  • sensibilità ai soli costi effettivi ed espliciti vs. sensibilità anche ai costi per danni potenziali;
  • visione di breve vs. medio termine;
  • complessità della soluzione e competenze nella organizzazione.

 

Abbiamo poi rilevato che a livello generale il supply risk management nelle aziende del Lab risulta integrato nella maggior parte dei casi all’interno del sistema di Enterprise Risk Management (ERM).

 

I sistemi utilizzati a supporto del risk management presentano in casi limitati una dashboard complessiva che include fonti interne ed esterne, mentre diversi casi mostrano una visione strutturata limitata ai rischi economico-finanziari o su quei rischi monitorati da provider esterni.

Infine, in caso di criticità il processo di mitigazione viene avviato in modo semi-automatico solo in poche realtà aziendali (es. blocco dei pagamenti, inserimento in black list ecc.). Il leader del processo di mitigazione nella maggior parte dei casi è il procurement che genera un piano di azione condiviso con le altre funzioni aziendali.

 

In conclusione, la ricerca ha evidenziato come le aziende siano arrivate a risultati differenti in base al settore di appartenenza e alla sensibilità dell’impresa su diversi aspetti. Di fatto non sembra esistere un modello migliore ma quello più coerente al contesto.

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