
- Data inizio
- Durata
- Formato
- Lingua
- 17 sett 2025
- 4,5 giorni
- Class
- Italiano
Apprendere metodi e capacità di intervento organizzativo per adeguare la struttura aziendale alle attuali esigenze di fluidità e flessibilità di assetti e funzioni.
Volatilità costante: questo ossimoro racchiude bene la sfida quotidiana dei Chief Procurement Officer (CPO), alle prese con acquisti fortemente esposti a fluttuazioni valutarie e oscillazioni nei prezzi delle commodities. Una volatilità che, soprattutto a partire dalla crisi pandemica, non è neppure più “costante”, ma addirittura in crescita: basti pensare alle variazioni drastiche e repentine dei prezzi delle materie prime.
Come affrontano i CPO questa complessità? Una recente ricerca del Procurement Lab di SDA Bocconi School of Management, condotta su un gruppo di primarie aziende italiane, rivela che esistono approcci distinti a seconda del tipo di rischio. E che, in alcuni ambiti, il livello di maturità gestionale è già molto elevato.
La ricerca si concentra su un tema fondamentale per la continuità operativa delle imprese: la gestione dei rischi legati all’approvvigionamento, in particolare quelli connessi al cambio e alle commodities.
Prima dello studio, sapevamo già che le imprese ricorrono a strumenti di copertura, ma mancava una visione sistematica su come le aziende italiane strutturino la gestione del rischio in funzione della sua natura. Le domande della ricerca sono dunque:
La ricerca è stata condotta attraverso un articolato questionario e numerose interviste one-to-one, rivolte a un gruppo di aziende italiane di primo piano.
In merito al rischio di cambio, i risultati mostrano un elevato grado di maturità gestionale. Le aziende affrontano questo rischio con un approccio strutturato e integrato, basato su processi trasversali che coinvolgono sia la funzione approvvigionamenti sia la funzione finanza.
Quest’ultima si occupa di attuare operazioni di copertura, privilegiando inizialmente il natural hedging e, in seconda battuta, strumenti derivati. Restano margini di miglioramento, soprattutto sul fronte della misurazione dell’esposizione valutaria, ma il coordinamento tra le funzioni è già una realtà consolidata.
Più frammentario è invece l’approccio al rischio di prezzo delle commodities, che tende a rimanere appannaggio, talvolta esclusivo, della funzione approvvigionamenti. Qui il ricorso a strumenti finanziari è meno diffuso, per due motivi principali:
Ne deriva un approccio spesso più opportunistico che difensivo: orientato a cogliere occasioni di mercato piuttosto che a immunizzare l’azienda contro oscillazioni sfavorevoli. Tuttavia, si osservano segnali di evoluzione. Cresce il ricorso a contratti indicizzati all’andamento del prezzo delle commodities con due obiettivi: garantire trasparenza nella formazione dei prezzi con i fornitori e aprire la strada a possibili coperture finanziarie laddove gli indici siano replicabili sui mercati.
Le direzioni acquisti più avanzate stanno già imboccando questa strada, assumendosi un ruolo di piena responsabilità nella gestione del rischio di prezzo, incluse le strategie finanziarie.
Il quadro che emerge suggerisce un doppio movimento. Da un lato, la gestione del rischio di cambio si è ormai consolidata come attività matura, condivisa tra procurement e finanza. Dall’altro, il rischio legato alle commodities è ancora in fase di evoluzione, ma le pratiche più avanzate stanno dimostrando che anche qui è possibile sviluppare modelli più integrati, trasparenti ed efficaci.
Per i manager, questo significa ripensare le competenze e le responsabilità della funzione acquisti, in un’ottica di maggiore presidio dei rischi e di collaborazione strutturata con la funzione finanza. Per le imprese, si apre l’opportunità di rafforzare la propria resilienza attraverso una gestione più consapevole e articolata dei rischi di approvvigionamento.
Leggi un altro articolo sulle ricerche del Procurement Lab:
Aielli, Stabilini - CBS e OBA: due leve per orientare il procurement alla creazione di valore