- Durata
- Durata
- Formato
- Lingua
- 7 Nov 2025
- 4,5 giorni
- Class
- Italiano
Approfondire gli aspetti economici, giuridici e fiscali delle operazioni societarie straordinarie e il loro impatto economico e sulla situazione patrimoniale.
La finanza agevolata italiana sta crescendo: non tanto in dimensioni, quanto in consapevolezza. L’edizione 2025 dell’Osservatorio Finanza Agevolata di SDA Bocconi in collaborazione con Golden Group mostra un sistema che si sta spostando dalle logiche emergenziali – che avevano dominato negli anni del Covid – verso interventi di natura più strutturale, incentrati su sostenibilità, trasformazione digitale e crescita competitiva. Una buona notizia per il Paese, che sembra iniziare a usare gli incentivi non come risposta alle crisi ma come leva per la competitività di lungo periodo.
Tuttavia, il quadro resta complesso: la proliferazione di bandi territoriali di piccolo importo continua a generare dispersione, mentre pochi grandi bandi nazionali concentrano la maggior parte delle risorse. E sebbene la retorica associ la finanza agevolata alle PMI, in realtà la quota più alta dei fondi sembra essere destinata alle grandi imprese.
La ricerca si inserisce in un programma triennale di analisi sui bandi di finanza agevolata e mira a comprendere come gli strumenti pubblici di sostegno agli investimenti stiano evolvendo. Dopo una prima edizione dedicata a fotografare il fenomeno, la seconda si è concentrata su tre domande principali:
L’analisi ha riguardato 2.596 bandi di finanza agevolata pubblicati tra il 2022 e il 2024. Il campione fornisce un quadro rappresentativo del comparto, escludendo solo i grandi programmi europei che avrebbero potuto alterare la visione d’insieme.
Il primo risultato è che la finanza agevolata in Italia si muove a due velocità. I bandi regionali sono numerosi ma di piccola entità, con un rischio di “polverizzazione” delle risorse e di perdita di efficacia complessiva. I bandi nazionali, al contrario, sono pochi ma concentrano la gran parte delle dotazioni.
All’interno del panorama territoriale, alcune regioni – Lombardia, Piemonte, Sicilia, Toscana, Veneto, Lazio e Marche – si distinguono per capacità e continuità di investimento, confermandosi virtuose nel triennio analizzato.
Dal punto di vista dei destinatari, la ricerca smentisce un luogo comune. In termini di numero, la finanza agevolata sembra effettivamente orientata verso le micro, piccole e medie imprese; ma in termini di valore, oltre il 70% delle risorse è potenzialmente accessibile anche alle grandi aziende. Tuttavia, sono proprio le imprese più piccole a mostrare una maggiore efficacia nel tradurre le risorse concesse in fondi effettivamente erogati. I dati MiMiT elaborati dall’Osservatorio mostrano infatti che, nel 2023, le piccole imprese hanno ottenuto il 52,7% delle somme concesse, contro poco più del 50% delle grandi imprese.
Un secondo trend riguarda la natura dei contributi. I finanziamenti a fondo perduto puro, pur restando la forma prevalente, si stanno riducendo (dal 46% nel 2022 al 34% nel 2024), mentre crescono le forme “miste”, che combinano sussidi e prestiti agevolati. Una dinamica che segnala un approccio più selettivo e responsabilizzante.
Sul fronte delle finalità, si registra il superamento dell’approccio emergenziale: le misure legate al Covid e ad altre contingenze passano dal 24% al 2% dei fondi. In cima alle priorità resta la sostenibilità, che mantiene la leadership per tutto il triennio; cresce la trasformazione digitale, che nel 2024 diventa la seconda finalità più frequente, superando l’innovazione e l’imprenditorialità.
Per la prima volta, la ricerca ha affiancato all’analisi quantitativa una survey sulle imprese beneficiarie, a oggi con circa cinquanta risposte, prevalentemente da micro e piccole aziende. Dalle prime evidenze emerge che l’81% delle imprese ritiene che i contributi abbiano permesso la realizzazione di progetti che altrimenti sarebbero stati rinviati o abbandonati. Le principali difficoltà riguardano invece l’orientamento tra i bandi (42%) e la complessità delle procedure di domanda (53%).
L’orizzonte temporale dei progetti è prevalentemente di breve-medio periodo (entro tre anni), il che indica una tendenza a usare la finanza agevolata come leva tattica più che strategica. Sorprende, tuttavia, che nel 47% dei casi gli impatti effettivi siano risultati superiori alle attese: un segnale di prudenza iniziale nelle previsioni, ma anche di una reale efficacia degli investimenti sostenuti. Gli effetti positivi si concentrano soprattutto sull’aumento di produttività, sull’efficientamento dei processi e sulla riduzione dei costi, più che sugli aspetti ambientali o sociali – che restano tuttavia indirettamente influenzati da questi miglioramenti.
Il quadro che emerge è quello di una finanza agevolata più strategica e meno reattiva, ma che deve ancora risolvere il nodo della frammentazione e della chiarezza. Per i policy maker, la sfida è ridurre il rumore di fondo generato da una moltitudine di bandi e concentrare le risorse su pochi strumenti di reale impatto, capaci di fornire continuità e prevedibilità agli investimenti.
Per i manager, il suggerimento è duplice: da un lato, la finanza agevolata può essere un acceleratore efficace di progetti di innovazione e digitalizzazione; dall’altro, richiede competenze, pianificazione e capacità di muoversi in un ecosistema complesso.