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Obiettivi: dall'ispirazione all'azione!

È stato detto e scritto tantissimo rispetto all’importanza di stabilire degli obiettivi chiari che possano efficacemente guidare le nostre azioni tanto nella sfera professionale quanto in quella privata.

 

È anche, a ben pensarci, uno dei momenti più entusiasmanti, quello della definizione di un obiettivo. Un obiettivo rappresenta solitamente una sfida, un cambiamento che vorremmo apportare alle nostre vite, una priorità nuova che vorremmo affermare. Ha una capacità unica di attivazione e motivazione dell’essere umano.

 

Eppure nella quotidianità quante volte le nostre azioni sono “vittime” (consapevoli o meno) della personalità, delle emozioni e dei pensieri contingenti, senza che siano effettivamente scelte in funzione di uno scopo ben definito. Quasi come se non ci fosse tempo di definirlo correttamente o forse addirittura non ci fosse la giusta consapevolezza di cosa rappresenta un obiettivo stimolante ed efficace.

 

Capita poi di porsi obiettivi e, per una serie di motivazioni, non raggiungerli. Il mancato raggiungimento degli obiettivi può generare grande frustrazione, demoralizzazione, scarsa fiducia e autostima in se stessi. In alcune situazioni si arriva perfino al punto di rimproverare se stessi proprio per essersi posti tali obiettivi.

Quando questo accade qualcosa non ha funzionato come doveva. Forse gli obiettivi da raggiungere non ci interessavano davvero, forse le azioni che abbiamo messo in campo non erano appropriate, forse abbiamo sbagliato le tempistiche, oppure abbiamo commesso un errore proprio al momento di definizione degli obiettivi, cioè li abbiamo definiti male.

Proviamo, quindi, a fare il punto rispetto a quest’ultimo aspetto.

 

Da un’attenta analisi, si potrebbero identificare quattro diverse tipologie-livelli di obiettivi. I primi si definiscono obiettivi sogno: sono gli obiettivi capaci di ispirare. Forniscono una visione, un sogno appunto in grado di attivare l’individuo.

Il sogno però, da solo e in quanto tale non abilita l’individuo a compiere azioni che si muovano nella giusta direzione.

“Un sogno è solo un sogno. Un obiettivo è un sogno con un progetto e una scadenza” (H.B. Mackay)

Occorre tradurre gli obiettivi sogno in obiettivi finali, ovvero in manifestazioni concrete del sogno. Cosa è che, concretamente, vogliamo raggiungere?

 

Successivamente gli obiettivi finali devono essere declinati in obiettivi di performance, ovvero in traguardi tangibili, coerenti e allineati al raggiungimento dell’obiettivo finale. Cosa farai in concreto per raggiungere il tuo obiettivo?

 

In ultimo è necessario identificare gli obiettivi di processo. Qual è il lavoro necessario per raggiungere gli obiettivi di performance?

 

Spesso l’obiettivo sogno rappresenta per noi qualcosa di irrealizzabile perché include una serie di fattori che sentiamo non essere sotto il nostro diretto controllo. E pertanto spesso desistiamo. Fare lo sforzo di tradurre questo obiettivo in obiettivi finali, di performance e di processo ci aiuterà a comprendere ciò che è al 100% in mano nostra e attiverà conseguentemente ed efficacemente le nostre azioni.

 

Tante sono le circostanze in cui non aver attivato questo processo di definizione degli obiettivi ci è costato caro. Nel 1968, ad esempio, costò a Lyn Davies la vittoria alle olimpiadi. Lyn Davies era uno tra i tre favoriti nella gara del salto in lungo (oltre a lui c’era il russo Igor Ter-Ovanesyan e l’americano Ralph Boston) e aveva già vinto la medaglia d’oro nel 1964. Il 18 ottobre 1968, l’americano Bob Beamon era il quarto della lista di partenza. Fece il primo salto superando il record mondiale di quasi 60 centimetri e portandolo a 8,9 metri. Tutti erano increduli e i tre favoriti si sentirono immediatamente demoralizzati. Boston e Ter-Ovanesyan arrivarono rispettivamente terzo e quarto saltando entrambi 15 centimetri in meno del loro record personale. A stupire tutti, in senso negativo ovviamente, fu proprio Davies, che saltò 30 centimetri in meno del proprio record e terminò la gara al nono posto. Per sua stessa ammissione, si era focalizzato sull’obiettivo sbagliato. Lui puntava all’oro. In un’intervista successiva raccontò che se si fosse posto un obiettivo di performance come “migliorare il proprio record personale”, sarebbe probabilmente arrivato secondo.

Il processo sopra descritto non garantisce al 100% il raggiungimento dei nostri obiettivi. Tanti altri fattori e dinamiche possono certamente interferire. Occorre però evitare di diventare noi stessi i boicottatori dei progetti a cui ambiamo e per cui stiamo tanto duramente lavorando. Per questo porsi domande come "ho chiaro in mente l'obiettivo da raggiungere?", "l'obiettivo è stato correttamente formulato?", "l'obiettivo rappresenta qualcosa su cui posso intervenire direttamente?" diventa il primo step fondamentale e necessario per produrre il cambiamento desiderato, piccolo o grande che sia.

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