
- Data inizio
- Durata
- Formato
- Lingua
- 10 Set 2025
- 6 giorni
- Class
- Inglese
Identifying growth opportunities and drive innovation with a strategic agenda, understanding key external trends and effectively merging financial and market perspectives.
Nelle ultime settimane alcune delle immagini o video più ricorrenti su giornali e social media ritraevano code chilometriche di auto in coda, spesso accompagnate da sfoghi di vario tipo da parte dell’autore, principalmente incentrati sulla delusione di non aver fatto tesoro di quanto sperimentato durante la pandemia attraverso il work from home (WFH). Sì perché, a quanto pare, alcune aziende, di fronte alla possibilità di ritornare in presenza a pieno ritmo, hanno imposto ai propri lavoratori la stessa routine che determinava le giornate lavorative in epoca pre-Covid, senza lasciare pressoché alcuno spazio di negoziazione.
Contemporaneamente sono ancora vividi nella memoria i racconti di una buona fetta della popolazione che, costretti a lavorare da casa ogni giorno durante i vari lockdown, hanno riportato elevati livelli di stress e depressione, principalmente riconducibili all’isolamento forzato.
A seconda del proprio vissuto, delle proprie esigenze, del ruolo che si ricopre a casa e al lavoro, l’opinione al riguardo cambia.
Viene allora naturale domandarsi se abbiamo realmente capito la natura, i benefici e i costi reali legati a questa modalità di lavoro, per riuscire a dare una risposta adeguata a chi si domanda
Dobbiamo necessariamente essere in ufficio per svolgere bene il nostro lavoro?
Cosa determina la scelta di alcune realtà di optare per il lavoro da remoto sempre? O a quali criteri si appoggiano quelle organizzazioni che scelgono forme ibride di lavoro?
Certamente in alcuni contesti non è possibile al momento valutare l’introduzione di tali forme data la natura stessa del lavoro, come nelle aziende manifatturiere, anche se questo potrebbe cambiare con i progressi della tecnologia come la stampa 3D, l'automazione, etc. Ma cosa possiamo dire rispetto a tutte le altre organizzazioni dove questa scelta può rappresentare un’opportunità?
Attraverso vari studi e testimonianze, ad oggi risultano chiari i benefici sia per l’individuo che per le aziende. Gli individui, infatti, dichiarano di essere maggiormente produttivi e di beneficiare di questa maggior flessibilità in termini di miglioramento della qualità di vita: maggior tempo per sé, per la famiglia, per i propri hobby. Le aziende mostrano dati che testimoniano livelli di engagement e performance mediamente più alti e minori costi gestionali. Infine, non bisogna dimenticarsi dei benefici legati all’ambiente: minor tempo impiegato in auto per andare al lavoro o tornare a casa porta a una riduzione notevole dei livelli di inquinamento, come abbiamo potuto già vedere durante i lockdown.
I benefici sono chiari, ma non sufficienti per convincere alcune realtà ad adottare queste soluzioni.
Quello che più spesso frena le aziende riguarda il timore di trascurare o addirittura perdere alcuni aspetti della vita da ufficio che da sempre contribuiscono alla cura e al mantenimento delle relazioni professionali e hanno un impatto positivo sullo svolgimento dei singoli task. Un esempio fra i tanti: la comunicazione immediata e lo scambio di idee. Certamente il lavoro da remoto impone un affidarsi maggiormente a comunicazioni asincrone. Questo però ha i suoi pro e contro. Se ci pensate, la comunicazione asincrona impone di “riflettere” prima di esprimersi. In molti casi questo ha giovato sia il mittente che il destinatario del messaggio. Un altro esempio riguarda la necessità di socializzare tra i dipendenti. Durante la pandemia questo aspetto ha scatenato grande creatività in chi non voleva rinunciare a questa dimensione: chi una volta alla settimana si ritrovava con il proprio team per pranzi virtuali ordinando la pizza a domicilio, chi ha organizzato attività all’aperto per incontrarsi a fine giornata lavorativa e discutere insieme qualche nuova idea, o chi ha proposto aperitivi virtuali per incontrare i nuovi arrivati in azienda, facendo recapitare a casa qualche giorno prima tutto l’occorrente per preparare un ottimo cocktail.
Forse allora la domanda da porsi in questi casi non è se il lavoro da remoto sia possibile, ma cosa è necessario per renderlo possibile.
Solitamente tutto ruota intorno a un criterio: la gestione. Come dice Raj Choudhury, docente ad Harvard, se i leader supportano forme di comunicazione ibride (sincrona e asincrona), il brainstorming e la risoluzione dei problemi attraverso modalità nuove; l’introduzione di iniziative per codificare la conoscenza (e non dover fare affidamento solo ed unicamente sulla presenza fisica di un collega per ricevere il supporto adeguato); la socializzazione, il team building e il mentoring virtuali; se, in sintesi, sono i leader a dare l'esempio diventando essi stessi dipendenti WFH, alcune aziende “titubanti” potrebbero certamente orientarsi con maggior convinzione verso forme ibride di lavoro permanenti.