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Il lato oscuro del carisma

I leader sono solitamente considerati gli eroi dell'epopea aziendale (o almeno così normalmente ci si aspetta). Ci motivano a perseguire e raggiungere obiettivi che altrimenti non contempleremmo mai. Sono necessari nei momenti di crisi e cambiamento. In qualsiasi clima aziendale, una leadership efficace è forse il vantaggio competitivo più importante che un'azienda possa avere. Non sorprende, quindi, che, da anni e anni, gli studiosi di management si concentrino e discutano incessantemente su quali caratteristiche e competenze possano essere ritenute attributi di una leadership di successo.

Uno dei tratti più menzionati e riconosciuti come distintivi di tale figura è certamente il carisma.

I leader carismatici sono capaci di vedere la big picture, quando gli altri ancora non riescono a vederla e si contraddistinguono per una spiccata capacità di stabilire una connessione profonda con i propri collaboratori. Fanno leva su una comunicazione verbale e non-verbale molto efficace, capace di avere prima di tutto un impatto sulle persone a livello emotivo. Sono quei leader che, quando entrano in scena, tutti restano in ascolto perché affascinati e ispirati dal loro charm, dall’energia che irradiano e dalla visione che comunicano.

 

Il carisma di un leader è da sempre riconosciuto come una caratteristica positiva, capace di portare innumerevoli benefici a livello relazionale e organizzativo. Alcuni di questi sono la creazione di un’identità condivisa all’interno di un gruppo, la riduzione del tasso di turnover e assenteismo e un impatto positivo sulla motivazione e i livelli di engagement dei propri collaboratori.

 

Chiunque abbia incontrato nel corso della propria vita professionale questo tipo di leadership, ha ben presente quanto questo sia vero.

Eppure, esiste anche un lato oscuro di questo tratto così ricercato e valorizzato.

E paradossalmente è strettamente connesso ad alcuni dei benefici appena elencati.

 

Il carisma del leader diventa un tutt'uno con la cultura aziendale. Come detto, il leader carismatico crea un’identità comune e questo spesso conduce a una cultura aziendale fortemente incentrata su quest’ultima. Qualora la cultura aziendale rimanesse fortemente connessa alla figura del leader stesso, questo potrebbe trasformarsi in un problema nel momento in cui tale figura dovesse lasciare l’azienda: l’organizzazione si ritroverebbe, infatti, svuotata della propria identità e potrebbe crearsi un generale e condiviso senso di disorientamento.

 

La dipendenza dal leader inibisce lo sviluppo di successori competenti. Il carisma di un leader è un attributo prettamente individuale e difficilmente replicabile. Ciò che spesso accade, pertanto, è che chiunque si ritrovi nei panni del successore abbia di fronte a sé un bivio: provare a seguire le impronte del predecessore, con il rischio di sembrarne solo una brutta copia, o, in alternativa, provare a introdurre il proprio stile, creando quasi certamente uno scollamento rispetto al passato e causando verosimilmente malumori e sterili sentimenti nostalgici. Dovendo sempre operare con l’ombra del predecessore sempre in agguato, qualunque successore potrebbe sperimentare notevoli difficoltà nel dimostrare a se stesso e agli altri la propria competenza o, eventualmente, a svilupparla.

 

Il mancato sviluppo di un successore crea un'eventuale crisi dell’azienda. È un fenomeno tipico di quando un’organizzazione si trova a dove identificare il successore di un leader carismatico. Un esempio di questo si verificò con il caso Apple: in coincidenza con il palesarsi dell'emergenza sanitaria di Steve Jobs, iniziata a metà del 2004 e durata fino all’operazione che subì nel 2009, abbiamo assistito a un calo delle azioni Apple. Secondo un articolo del Financial Times, una delle ragioni dell'ansia del mercato - le azioni Apple hanno perso oltre il 56% nel 2008 - è che la società ha taciuto sul suo piano di successione.

 

Quindi cosa possiamo concludere? È bene augurarsi un leader carismatico o è preferibile farne a meno? Certamente possiamo dire che è bene premiare la ricerca del carisma come mezzo e non come fine. Il carisma se concepito come strumento messo al servizio di obiettivi chiari e condivisi può certamente essere una potente leva per motivare e muovere le persone.

La grande sfida del leader in questione è quindi quella di far innamorare le persone di tali obiettivi, e non del proprio carisma.

Come scrisse Peter Drucker:

The three most charismatic leaders in this century inflicted more suffering on the human race than almost any trio in history: Hitler, Stalin, and Mao. What matters is not the leader's charisma. What matters is the leader's mission.

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