REPAiR LAB incontra le aziende dell’Euronext Growth Milan per discutere il nuovo indice ESG ITA GROWTH

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Entrare nel novero delle 30 aziende “best in class” che costituiscono l’indice offre diversi vantaggi e può impattare positivamente sulla liquidità dei titoli azionari.

A seguito della presentazione del progetto di ricerca “PMI quotate su EGM (Euronext Growth Milan)” Michele Calcaterra, Direttore Operativo del REPAiR Lab di SDA Bocconi e Senior Lecturer in Corporate Finance, con la collaborazione di CRIF e Ambromobiliare, ha invitato le aziende appartenenti al segmento a un workshop volto ad analizzare le opportunità di far parte del nuovo indice finanziario ESG ITA GROWTH.

 

Circa sei mesi fa abbiamo cominciato a riflettere sull’opportunità di costruire un indice finanziario dedicato alle piccole e medie imprese quotate sul mercato Euronext Growth Milan.” – Spiega Calcaterra. “Il nostro indice seleziona le 30 “best in class” sulla base di tre elementi: il grado di liquidità, il grado di capitalizzazione e lo score ESG ottenuto tramite il modello di rating sviluppato da CRIF. Perché abbiamo pensato a un indice ESG? Perché sappiamo che gli investitori oggi hanno alla base della loro allocazione delle risorse valutazioni sulla sostenibilità delle aziende quotate.”

 

L’indice ESG ITA GROWTH è anche un’opportunità per le aziende che partecipano a questo mercato di quotazione: dimostra come essere sostenibili sia un modo a valore aggiunto per proporsi come soggetto su cui investire. Non è un caso che l’indice abbia sovraperformato per 12 mesi sui 17 mesi presi in esame rispetto al benchmark di riferimento, l’indice FTSE Italia Growth.

 

Ma come funziona esattamente il modello di rating sviluppato da CRIF e utilizzato per assegnare lo score ESG alle aziende EGM? Il modello raccoglie solo informazioni pubbliche acquisite tramite open data dal patrimonio informativo di CRIF ed elaborato attraverso modelli, scenari macro-economici, climatici e benchmark settoriali, oltre che attraverso metodologie di machine learning e regole basate sull’esperienza di CRIF Ratings, l’agenzia di Credit Rating di CRIF.

 

La suddivisione dei pesi delle 3 componenti dello score è: 50% E, 30% G e 20% S. Per ogni componente si prendono in esame diversi indicatori, ai quali viene applicata una normalizzazione per renderli confrontabili tra aziende diverse. L’output finale è una valutazione in 5 classi che consente la valutazione dell’adeguatezza della singola azienda rispetto al fattore E-S-G considerato.

 

Riguardo uno degli indicatori più critici presenti nel modello di rating, Calcaterra offre un ulteriore spunto di riflessione: “sappiamo che l’inclusione di informazioni geosettoriali è forse l’aspetto che piace meno alle aziende. Chi è virtuoso ma ha sede in un territorio poco virtuoso può venire penalizzato. Al contrario, aziende poco virtuose ma presenti in ambienti molto virtuosi migliorano il proprio rating beneficiando di investimenti fatti da altri. Capisco possa non piacere ma è importante comprendere che essere quotati implica non soltanto ragionare in maniera diversa dal punto di vista finanziario, ma anche saper cambiare il contesto di riferimento attraverso attività di lobbying, sollecitando le istituzioni a investire sul territorio con iniziative di carattere ambientale. Lavorare sul tessuto sociale, in termini di sostenibilità, è una responsabilità delle società quotate.”

 

 

Per migliorare il proprio profilo ESG, CRIF e Ambromobiliare suggeriscono alle aziende di investire in misurazione e reporting, nell’acquisto di certificati verdi e nel miglioramento delle classi energetiche degli immobili. Propongono inoltre di utilizzare i fondi del PNRR per la trasformazione aziendale e di concentrarsi sulla riduzione del gender gap, adottando policies di remunerazione che possano ridurre la forbice di genere e attraverso la ricomposizione dei Consigli di Amministrazione. 

 

SDA Bocconi School of Management

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