Dalla Scala all’Ambrosiana, una lezione milanese di grande management culturale

Due incontri MAMA sull’Italian Excellence

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La bellezza e il sapere non servono solo a occupare il tempo libero, sono una parte costitutiva della natura umana”. Sono parole di chi alla bellezza e al sapere ha dedicato la sua vita, professionale e non solo, e sa bene quante e quali competenze occorrano per custodire e valorizzare un patrimonio culturale. Parole pronunciate, non a caso, nel corso di un incontro della serie dedicata ai diversi aspetti dell’Italian excellence che gli studenti e le studentesse del MAMA - Master in Arts Management and Administration hanno avuto con figure di spicco del management culturale del nostro Paese.

A confrontarsi con la classe MAMA c’erano, tra gli altri, Dominique Meyer, Sovrintendente e Direttore artistico del Teatro alla Scala di Milano, e mons. Alberto Rocca, Direttore della Pinacoteca Ambrosiana e Dottore della Veneranda Biblioteca. Due figure che, ciascuna nel suo campo, hanno saputo fare incontrare ai massimi livelli la passione per l’arte e la cultura con la visione e la capacità manageriale. Abbiamo parlato con loro di come si gestisce e si sviluppa un’istituzione culturale, anche nella sua valenza sociale, dell’importanza dell’heritage italiana nella creazione di partnership strategiche a livello internazionale e soprattutto delle competenze necessarie per realizzare tutto questo.

Dalla sua posizione di vertice di uno dei più prestigiosi teatri del mondo, orgoglio della cultura nazionale, Meyer sostiene che “le grandi istituzioni culturali oggi sono internazionali per vocazione e le partnership, sia one-to-one che allargate, sono la regola. Gli artisti si muovono tra un teatro e l’altro, le coproduzioni sono sempre più frequenti. Insomma la collaborazione è una scelta più vantaggiosa della competizione”. Nella visione del Sovrintendente l’apertura al mondo va di pari passo con l’apertura alla società e il tempio della lirica può essere alla portata di tutti senza perdere nulla della sua eccellenza. “La musica è patrimonio di tutti, la Scala è un simbolo di questa cultura e tutti gli italiani devono esserne orgogliosi. Il mio obiettivo è avvicinarla a un pubblico sempre più ampio, ad esempio tramite sponsorship da parte di importanti attori economici del territorio”.

La funzione sociale è un elemento costitutivo delle istituzioni culturali anche nelle parole di mons. Rocca, responsabile di un altro gioiello della cultura milanese e italiana: “Per la Veneranda Biblioteca Ambrosiana questa funzione è presente fin dalla fondazione nel 1618. La chiara intenzione del suo fondatore, Federico Borromeo, era quella di farne un luogo di promozione culturale aperto al pubblico e a distanza di quattro secoli questa vocazione è rimasta intatta. Se da una parte la pandemia ha messo a dura prova tutti i musei e le biblioteche, dall’altra è stata l’occasione per immaginare e avviare nuove forme di fruizione dell’arte e della cultura, nuovi modi per mantenere vivo e sviluppare l’interesse del pubblico con l’aiuto delle tecnologie digitali. Nel caso dell’Ambrosiana, poi, è sempre presente anche una funzione didattica, che si esplica attraverso corsi e incontri con le scuole”.

Non solo entertainment, dunque, ma finalità sociali e educative. Sono nodi strategici che stanno giungendo al pettine di tutte le grandi istituzioni culturali e che possono essere sciolti solo grazie a uno sguardo lungimirante unito a competenze manageriali di alto livello. Un tema cruciale per la platea del MAMA e per gli stessi guest-speaker. “Il nostro mestiere non è abbastanza conosciuto. Molti pensano che per fare il direttore artistico di un ente sia sufficiente essere un artista, ma non è così”, sottolinea Meyer. “Ovviamente la sensibilità artistica è fondamentale ma servono anche competenze specifiche, di tipo economico e gestionale. Ma vedo una tendenza incoraggiante: per la mia generazione c’è stato fondamentalmente un learning by doing, ora invece ci sono percorsi di formazione come MAMA che preparano i giovani manager ad affrontare l’industria culturale, ricca e sfaccettata come poche altre”.

Ma la lezione di management ha radici antiche: “La necessità di una funzione gestionale affiancata ma distinta da quella artistico-culturale per l’Ambrosiana era ben chiara fin dalle origini”, ribadisce Rocca. “Il suo fondatore, infatti, istituì due organi: il Collegio dei Dottori – che oggi chiameremmo Comitato scientifico – e la Congregazione dei Conservatori – il Consiglio di amministrazione. Federico Borromeo era un vero imprenditore della cultura e sapeva benissimo che l’istituzione aveva bisogno di due motori in grado di interagire fra di loro per il bene dell’istituzione stessa e del patrimonio culturale che aveva in custodia”. E aggiunge: “Oggi servono manager altrettanto acuti che sappiano maneggiare con dimestichezza le leve economiche ma abbiano sempre davanti agli occhi il valore della bellezza”. Un messaggio condiviso anche dal Sovrintendente della Scala che conclude il suo intervento davanti alla classe MAMA con un’esortazione e una nota di ottimismo: “Fate esperienza, girate il mondo, non abbiate paura di cambiare. Siete una nuova generazione preparata, aperta, poliglotta e capace di affrontare con successo le nuove sfide culturali”.

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