Assistenza agli anziani in italia: volontá di prevenire la non autosufficienza giá da giovani e mancanza di infermieri tra i dati principali

4° Rapporto Osservatorio Long Term Care Cergas Bocconi

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Presentato l’annuale Rapporto sulla Long Term Care di Cergas Bocconi ed Essity che fa luce sullo stato dell’arte del settore LTC in Italia. In Italia non ci sono infermieri: secondo i gestori delle RSA mancano all’appello il 26% di queste figure professionali. Coinvolti per la prima volta anche i più giovani che confessano di pensare al rischio della non autosufficienza e alla volontà di adottare comportamenti di prevenzione. Maggiore unitarietà, investimenti di sistema, scelta di partner strategici e logica di rete sono le priorità per il futuro del settore.

 

Il rischio di non autosufficienza inizia a essere preso in considerazione già da giovani e organizzarsi per tempo diventa sempre più una priorità per le persone. È quanto emerge dal 4° Rapporto Osservatorio Long Term Care Cergas Bocconi - Essity che per la prima volta ha coinvolto soggetti giovani, con un’età media di 37 anni, per esaminare il loro pensiero rispetto ai temi della non autosufficienza e del settore Long Term Care. Secondo i dati del Rapporto, il 54% del campione esaminato è pronto a organizzarsi in anticipo per far fronte al rischio di non autosufficienza e ad adottare misure di prevenzione. Punti di riferimento per tutto ciò sono il mondo della sanità e il passaparola, mentre non vengono considerati i gestori del settore sociosanitario. Un cambiamento di atteggiamento negli italiani che dal punto di vista organizzativo dovrebbe essere da stimolo per iniziare a pensare a servizi di prevenzione e di ingaggio precoce capaci sia di rispondere a questi nuovi bisogni delle persone, sia di alleggerire il sistema di welfare pubblico e di dare maggiore spazio di mercato al settore privato.

 

Il 4° Rapporto dell’Osservatorio Long Term Care Cergas Bocconi - Essity fa una fotografia del settore dell’assistenza agli anziani in Italia e mette in luce la scarsità di figure centrali nella cura e nell’assistenza dei senior. Infatti, nelle RSA italiane mancano all’appello il 26% degli infermieri, il 18% dei medici e il 13% degli OSS a causa di una carenza strutturale di figure professionali e di una competizione tra settore sanitario e sociosanitario nell’attrarre nuove leve. Ciò rischia di tradursi in una possibile compromissione dei servizi e della crescita del settore. Inoltre, il 100% dei gestori delle RSA partecipanti dichiara di vivere una situazione critica nella gestione delle persone già impiegate a causa della carenza di personale a livello italiano (94%), della motivazione (56%) e dei casi di burn out (38%).

 

Quando si parla di Long Term Care in Italia, non mancano casi di successo e il Rapporto ne racconta ben 24, espressione di quattro diversi cantieri aperti di innovazione. Stando ai dati presentati, c’è chi punta a rafforzare l’organizzazione con focus formazione e cultura aziendale, c’è chi sfrutta la tecnologia e chi sperimenta nuove modalità di presa in carico di demenza e Alzheimer insieme o nuovi modelli di servizio per scardinare il modello RSA tradizionale e superarne i limiti. A detta dei gestori delle RSA, queste innovazioni possono concretizzarsi se ci sono competenze interne (64% dei rispondenti) e la disponibilità di dati e sistemi di monitoraggio (56%) a testimonianza della centralità di personale e di sistemi informativi per il successo del settore Long Term Care.

 

Stando ai soggetti promotori del Rapporto, ci sono alcune direttrici su cui è importante muoversi per garantire un’assistenza efficace a coloro che ne hanno bisogno e per alleggerire la pressione sul settore Long Term Care, soprattutto se si considera che nel 2020 le aziende del settore hanno perso il 6,2% del loro fatturato, un dato in ripresa dallo scorso anno, ma che testimonia la necessità di ripensare e supportare il sistema. In questo senso si mostra importante anche il ricorso da parte dei gestori a partner di valore che possano supportarli nella gestione di costi-consumi e servizi.

 

Dichiara Elisabetta Notarnicola, Associate Professor of Practice, Divisione Government, Health e Not for Profit presso SDA Bocconi School of Management e coordinatrice del Rapporto “Da anni ribadiamo che il settore Long Term Care deve essere protagonista di un cambiamento, sia a livello di sistema che di servizi offerti. Oggi abbiamo anche i dati circa le percezioni delle famiglie che ci confermano che sono pronte per una diversa visione dell’assistenza. Anche le condizioni di contesto sono favorevoli, con un maggior dinamismo e possibilità di investimento rispetto al passato, anche grazie a PNRR.  Le aziende del settore stanno provando a innovare, lo testimoniano i casi di successo che abbiamo raccolto nel Rapporto, ma come possiamo pensare che riescano a farlo se scarseggia il fattore critico di successo principale, ovvero il personale? Senza le persone il cambiamento non può arrivare”.

 

Aggiunge Massimo Minaudo, Amministratore Delegato Essity Italia: “L’assistenza delle persone non autosufficienti deve essere una priorità per il Paese anche alla luce dell’interesse verso il tema della non autosufficienza da parte di persone sempre più giovani. Il Rapporto Osservatorio Long Term Care Cergas Bocconi - Essity ci dà delle indicazioni preziose per dare linfa sempre nuova a un settore così centrale nella vita del Paese. In questo senso sono fondamentali una maggiore unitarietà e coordinamento per definire un soggetto che faccia da regia e per dare vita a un sistema informativo unitario. Seguendo queste direttrici messe in luce dal Rapporto, il settore Long Term Care potrà essere in grado di rispondere ai bisogni dei soggetti non autosufficienti e delle loro famiglie in maniera sempre più efficace.”

 

 

SDA Bocconi School of Management

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