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INNOHACK di SDA Bocconi, la creatività alla prova dei fatti

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«Il valore di un’idea sta nel metterla in pratica». A dirlo è Thomas A. Edison, uno che di buone idee messe in pratica se ne intendeva, se la sua lampadina è diventata addirittura l’immagine-simbolo delle intuizioni geniali. “Accendere la lampadina” in un contesto aziendale non è un lavoro semplice ma, proprio per questo, di grande valore. Ed è l’obiettivo che si pone l’Innohack di SDA Bocconi, la nuova metodologia sviluppata da SDA Bocconi e applicata ora ad una nuova iniziativa nata dalla collaborazione tra la Scuola e la multinazionale farmaceutica Boehringer Ingelheim. Un contesto innovativo per attivare il lato creativo di un gruppo di lavoro, incoraggiare nuove visioni del business, ma al tempo stesso testarne la validità, selezionarle e implementare quelle più solide ed efficaci.

Innohack come “hackathon innovativo”, una metodologia SDA Bocconi il cui obiettivo è fare innovazione in modo accelerato con l’utilizzo di metriche finalizzate al business. Nella pratica, un incontro tra soggetti di provenienza diversa – per storia e formazione personale, settore di appartenenza, esigenze materiali e visione culturale – attorno a un tema di comune interesse – in questo caso “Lo sviluppo di soluzioni di cura integrate per ottimizzare il percorso del paziente con frequenti policronicità (Fibrillazione Atriale, Diabete, BPCO/ASMA)” per definire nuove strategie organizzative e di mercato da attuare in tempi brevi. E farlo con un processo metodologicamente strutturato in grado analizzare il contesto e i trend evolutivi, considerare le esigenze e le aspirazioni di tutti gli interlocutori, valutare le proposte innovative e produrre una sintesi conclusiva.

“In Boehringer Ingelheim abbiamo intrapreso un percorso di evoluzione fondato su un approccio Value Based" evidenzia Sabine Greulich - Presidente Boehringer Ingelheim Italia - “È un percorso nuovo ed inclusivo: crediamo che il valore emerga attraverso l’innovazione e che qualsiasi progresso sia possibile se basato sulla cooperazione.
La nostra ambizione è promuovere e supportare lo sviluppo di un sistema sanitario migliore e sostenibile. Vogliamo evolvere sia la nostra proposta di valore sia il nostro approccio al mercato, concentrandoci su un’agenda di iniziative costruita con il contributo di tutti i nostri stakeholder”
«È una sfida importante quella assunta da Boehringer», sottolinea Mikkel Draebye, SDA Professor di Strategy and Entrepreneurship e responsabile del progetto. «Un’azienda che produce farmaci ha in genere un mindset e dei binari operativi stabiliti (definizione del prodotto e del target, struttura dei costi, canali distributivi, ecc.) e approcciare il problema dal punto di vista del paziente non è scontato. Si tratta appunto di riformulare l’offerta di prodotti e servizi correlati in ottica “patient-centric”, creando cioè un modello basato sul coinvolgimento di tutti gli stakeholder – le associazioni dei pazienti, la comunità scientifica, gli ospedali, i medici di famiglia – ma anche di soggetti del tutto esterni a questo mondo, portatori di visioni “eterodosse”. Vuol dire mettere intorno a un tavolo punti vista, bisogni e interessi diversi, e talvolta anche in conflitto, e farli dialogare per produrre nuovi prodotti, servizi e modelli organizzativi. Non è solo questione di medicine, ma di relazione col paziente inteso in senso “olistico”».

Dall’idea alla realtà
Ma cosa differenzia l’Innohack di SDA Bocconi da uno dei molti, e spesso metodologicamente solidi, workshop creativi? La prova su strada, potremmo dire. «Non ci fermiamo solo alla parte creativa, ma diamo molto spazio alla validazione delle idee», continua Draebye. «È difficile a priori capire se un’idea è buona o no. Molte idee sulla carta e nella testa delle persone sembrano buone e invece alla verifica dei fatti non si dimostrano tali. Nel campo dell’innovazione non esistono “epifanie”, non c’è nessuno in grado di prevedere nel dettaglio come un’idea funzionerà in un ambiente complesso. I risultati si ottengono solo lavorando con iterazioni sul campo. È un metodo che viene dal mondo delle start-up, dove i tempi di verifica e correzione sono stringenti. E che può portare ad aggiustamenti progressivi dell’idea iniziale così come alla sua riformulazione integrale».
In altre parole il modello Innohack di SDA Bocconi tiene insieme le due fasi del processo seguendo il “Double Diamond Framework”: in un primo momento si stimola l’ampliamento della visione e la spinta creativa per generare nuove idee; in un secondo tempo ci si concentra sulla valutazione e l’applicazione di queste idee con l’obiettivo di giungere a un modello di business coerente e sostenibile nel tempo. «Con un’esperienza nel campo del business e della sperimentazione come quella di SDA Bocconi, Innohack diventa un metodo di lavoro che può essere esteso a qualsiasi settore o realtà organizzativa – ricorda Draebye – perche è in grado di trovare soluzioni nuove che incorporino il punto di vista degli stakeholder e degli shareholder, le esigenze delle aziende e dei loro interlocutori a tutti i livelli».
«Ciò che fa la differenza con altre iniziativa del genere – aggiunge Antonio Catalani, SDA Fellow coinvolto nel progetto – è che i nostri parametri di valutazione dell’output non sono solo creativi, non misurano esclusivamente il tasso di innovazione, ma sono anche basati sull’implementabilità e sul valore economico delle idee. Il risultato deve avere tutte le caratteristiche di un business plan».


Come funziona
L’iniziativa si svolge nell’arco di 3 giorni e prevede delle fasi successive. Nella prima fase (Problem reframing) si identificano le variabili determinanti: «Chi sono gli attori, quali sono le attività, come si susseguono», spiega Catalani. «Nella fattispecie: il paziente, il medico, gli esami diagnostici, le visite specialistiche. Ma sono variabili che potrebbero anche essere combinate tra loro diversamente. Ripensare queste combinazioni e questi processi è proprio la finalità di Innohack di SDA Bocconi . E c’è anche un grande valore di comunicazione per l’azienda che intraprende questo percorso: l’hackathon diventa un segnale forte, sia all’interno dell’organizzazione che verso l’esterno, dell’investimento sul cambiamento».
Nella seconda fase (Idea generation) vengono raccolte tutte le idee e organizzate attraverso le affinity map. Successivamente, con la fase di Idea Development & Prototyping vengono selezionate alcune delle idee emerse e proposte in plenaria con il metodo dell’“elevator pitch” (presentazione della durata massima di 1 minuto); dopo un’eventuale rielaborazione o affinamento sulla base dei feedback ricevuti, ne viene scelta una che passa alla prototipazione. Si passa quindi al Validation Experiment Planning dove si definiscono i criteri e le attività con cui, ne nei mesi successivi, si procederà al testing e alla validazione sul campo di quella che ormai non è più una semplice idea ma è diventato un progetto strutturato. I criteri di validazione, sia quantitativi che qualitativi, devono essere tutti misurabili. Al termine di questo periodo è previsto un incontro finale in aula per la presentazione dei risultati del test. In tutto il percorso i partecipanti sono affiancati dai facilitatori della Faculty SDA Bocconi.
«Insomma – conclude Draebye – la creatività è un talento ma è anche una disciplina che si può apprendere e incanalare verso risultati tangibili e misurabili».

SDA Bocconi School of Management

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