Paola Cillo ed

Innovazione: sostegno alle idee e specializzazione

Innanzitutto quelle dei giovani, spesso propensi a inventarsi nuovi business

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di Paola Cillo ed Emanuela Prandelli, SDA Professor di Marketing e professori Associati presso il Dipartimento di management e tecnologia dell'Univeristà Bocconi.

Se in passato abbiamo spesso guardato alla capacità di investire nel cambiamento come a una leva chiave per alimentare e sostenere differenziazione e vantaggio competitivo, oggi abbiamo cominciato a riconoscere nell’innovazione una leva fondamentale per riuscire a sopravvivere in tempi di crisi. A fronte del drammatico numero di imprese costrette a uscire dal mercato, colpiscono e destano diffusa ammirazione i  casi di imprenditorialità nascente che inventano nuovi modelli di business, così come le esperienze di professionisti che si reinventano una nuova  attività spinti dalla ricerca di nuovi equilibri tra vita professionale e vita familiare (non sempre contemplata nella cultura del lavoro dominante).

Del resto, che il bisogno aguzzi l’ingegno è luogo comune ma di fatto anche fondato, secondo recenti studi in tema di creatività che provano come la presenza di vincoli produttivi o finanziari accresca anziché frenare il contributo inventivo. In contesti di crisi l’innovazione finisce con il delinearsi come l’unica ancora cui appigliarsi per invertire di segno la rotta e immaginare non solo una nuova destinazione, ma addirittura una nuova mappa di riferimento. Per quanto poco realistica possa talvolta sembrare l’affermazione, l’innovazione deve essere anticiclica ed è proprio nei momenti più bui della crisi che l’investimento in innovazione diviene imprescindibile. è il cambiamento alimentato dalla creatività dei singoli inventori e delle singole imprese che rende possibile ridisegnare lo scenario evolutivo di interi mercati e dare vita a nuovi settori, dai confini sempre più spesso fluttuanti e intrecciati tra loro. è l’emergere di nuove industrie che spesso alimenta la crescita per l’intero sistema paese, che vede cambiare nel tempo le proprie aree di eccellenza ed è chiamato a reinventarsi il proprio contributo imprenditoriale in uno scenario sempre più dinamico e globale. Questo non significa chiaramente rinnegare il proprio passato, ma accanto all’esigenza di continuare a coltivare i campi più fertili, si profila quella di cominciare ad ararne di nuovi, anche correndo il rischio di poter mettere talvolta piede in territori infruttiferi.

In un mondo dove l’innovazione si fa sempre più distribuita, conta – per i singoli professionisti, le imprese, i paesi - la capacità di sviluppare competenze specialistiche forti e distintive, da utilizzare quale nuova currency per ottenerne di altre altrettanto forti e distintive. La specializzazione non solo è possibile ma è necessaria nella misura in cui si afferma la socializzazione delle risorse, che la Rete porta a esplodere a nuovi ordini di grandezza. La regola dominante diviene “patent & crowd”, brevetta e condividi con una pluralità di attori esterni che variamente possono valorizzare la singola invenzione. è l’apoteosi della liquidità del mercato delle competenze, che non vuol significare precarietà, bensì cartina di tornasole del valore oggettivo delle capacità dei singoli - individui, imprese o paesi che siano.

Come favorire questo processo di cambiamento, che può piacere o meno, ma senza il quale sembra davvero difficile immaginare di poter voltare pagina?
In primo luogo garantendo supporto alle idee e all’imprenditorialità, in particolare dei giovani, che nell’ambito universitario riconosciamo sempre più propensi ad inventarsi nuovi business, sovente di grande successo. La semplificazione dell’accesso alle fonti di finanziamento e l’alimentazione di competizioni che incentivino piuttosto che frustrare lo stimolo all’innovazione può rappresentare un importante driver di alimentazione della creatività diffusa e al contempo di selezione delle idee migliori, in una cultura di necessaria tolleranza nei confronti dell’errore.

Serve poi puntare sulla rete per stimolare l’innovazione: si tratta di fare rete tra le eccellenze locali, di recuperare la nostra preziosa e distintiva cultura del distretto, ma riuscire a proiettarla e farla evolvere nella logica del distretto globale, per la prima volta abilitata dagli sviluppi della Rete con la erre maiuscola, ovvero  degli ambienti digitali dominati dalla connettività diffusa.
Fondamentale, infine, è mettere a massa comune le intelligenze che hanno scelto di investire energie per fare crescere il proprio paese e al contempo favorire, da un lato, il rientro di chi ha seguito percorsi di crescita esterni e, dall’altro, l’accesso di chiunque possa portare un contributo rilevante per disegnare nuove traiettorie evolutive, in un contesto dove i punti di arrivo sono molto meno certi, ma proprio per questo possono alimentare concrete speranze di sviluppo.

Fonte: Sarfatti25

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