Pesenti: il difficile carteggio sulla nave dell’economia USA

Economic Scenarios - Full Time MBA

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Milano, 27 febbraio 2019
“Bright spots, dark clouds and fuzzy stars”: un titolo efficace quello scelto da Paolo Pesenti, Senior Vice President e Chief Monetary Policy Advisor della Federal Reserve di New York, per l’intervento che ha concluso la serie “Economic Scenarios” dell’MBA di SDA Bocconi, dedicato all’economia USA. Non si può certo dire, infatti, che il cielo economico americano sia piatto e muto. In qualsiasi direzione lo si guardi non mancano i segnali da interpretare, alcuni incoraggianti, altri meno. L’obiettivo, in fin dei conti, è quello di rispondere alla domanda più inquietante: dopo anni di crescita, gli USA stanno entrando in una nuova fase recessiva? Dipende, risponde Pesenti. Da come si leggono i vari indicatori.

 

Molti di essi infatti nascondono una doppia possibilità di lettura. Il tasso di disoccupazione, crollato dal 10% della fine 2009 al 3,7% del novembre scorso, può indicare sia un mercato del lavoro in buona salute che un maggior numero di “scoraggiati” e neet. Nello stesso arco di tempo il PIL è cresciuto a un ritmo medio annuo del 2,3%, in buona parte sostenuto da una politica fiscale espansiva che però non potrà continuare a lungo e già mostra le prime ricadute sul bilancio federale. Infine l’inflazione bassa e stabile pone dei dubbi, vista la disoccupazione ai minimi, sulla relazione classica tra le due dimensioni economiche e sullo “stato” della Curva di Phillips.

 

Detto questo, a guidare le scelte dei policymaker dovrebbero restare sempre le “stelle”, ovvero i valori delle suddette quantità economiche considerati “naturali” o “desiderati”. Ma si tratta di stelle “pallide”, appunto, perché non è sempre facile individuarle sulla mappa né prevederne il corso: “In estrema sintesi: l’inflazione reale si muove leggermente sopra quella desiderata, la crescita prima sopra poi sotto i livelli previsti e anche la disoccupazione sarà al di sotto per un po’”, afferma Pesenti. Che però avverte: “le previsioni sono sempre difficili: Mick Jagger nel 1964 dava due mesi di vita agli Stones...”.

 

E anche quelle che sono senza dubbio nubi scure – la volatilità dei mercati finanziari, le tensioni commerciali internazionali, le previsioni di rallentamento della crescita globale – non necessariamente scateneranno tempeste. Come si spiega, ad esempio, che anche nei sussulti della finanza i fondamentali tengano? Anche in questo caso le chiavi di interpretazione sono diverse e contrastanti: si tratta di una sovra-reazione dei mercati? O di una loro capacità “predittiva”? La risposta è tuttora aperta. Con l’approccio pragmatico da banchiere centrale, Pesenti conta sul fattore tempo: pazienza, flessibilità e dipendenza dai dati restano la chiave di una prosperità sostenibile.

 

SDA Bocconi School of Management

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