Questo studio analizza l’introduzione delle quote di genere nei consigli di amministrazione delle società quotate in Italia, dove nel 2011 la cosiddetta legge «Golfo-Mosca» ha imposto il raggiungimento dell’equilibrio di genere nei consigli di amministrazione e nei collegi sindacali delle società pubbliche quotate in Borsa, pena lo scioglimento degli organi.
A differenza della Norvegia, in Italia le quote sono state introdotte per un periodo di tempo limitato e l’obiettivo di rappresentanza obbligatoria di genere è stata fissata per tutte le società a un quinto (20 per cento) per la prima elezione del consiglio di amministrazione che avesse avuto luogo dopo il mese di agosto 2012, da portare a un terzo per le successive due elezioni. Nel 2019 la legge è stata estesa per ulteriori tre elezioni con un aumento della quota fino al 40 per cento.
La CONSOB fornisce i nomi dei 4.732 membri dei consigli d’amministrazione e sindaci delle 243 società italiane quotate nel periodo 2007-2014. Per avere informazioni dettagliate sulle caratteristiche di consiglieri e sindaci i dati sono stati raccolti manualmente dai curriculum individuali. Questi dati sono stati aggregati con le caratteristiche del consiglio: presenza femminile (come distanza dall’obiettivo di legge del 20 per cento e come presenza di donne nei ruoli di presidente e di amministratore delegato), percentuale di laureati e relative discipline, presenza di consiglieri di età inferiore ai 55 anni, percentuale di membri appartenenti alla famiglia del proprietario, numero di cariche sociali ricoperte da ciascun consigliere contemporaneamente. Sono poi stati raccolti dati sulla performance di ogni azienda nel periodo 2011-2015, suddividendole in quattro settori: beni di consumo, finanza, industria e altro.
L’analisi dell’impatto della legge sulle caratteristiche dei componenti dei consigli di amministrazione ha portato a determinare innanzitutto un aumento della quota di donne ai vertici compreso tra l’11 per cento e il 16 per cento. In secondo luogo, è stato registrato un aumento generale del numero di consiglieri laureati compreso tra il 2,5 per cento e il 4 per cento: si tratta di un dato particolarmente significativo visto che la media anteriforma era pari al 7,5 per cento. Si è registrato anche un aumento di laureati all’estero, un incremento di consiglieri con titoli post-laurea e una più giovane età.
Una delle principali preoccupazioni nei confronti dell’introduzione di una legge sulla quota di genere riguardava il rischio di nominare donne legate alla famiglia del proprietario ma prive delle necessarie qualifiche: i fatti sembrano però smentire tale preoccupazione.
Passando all’analisi degli effetti delle quote di genere sui risultati economici e finanziari aziendali, sono state considerate le misure classiche di performance aziendale (come numero di dipendenti, attività, produzione, profitti, ecc.), nonché la volatilità del titolo al momento dell’annuncio dell’introduzione della legge e poi in occasione delle elezioni dei nuovi consigli di amministrazione. Dall’analisi non è emersa alcuna significativa relazione negativa tra la percentuale di donne al vertice e le performance aziendali. È però emersa una riduzione della volatilità del titolo e un effetto positivo sui rendimenti delle azioni nel momento delle elezioni con le quote.