
- Data inizio
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- Prezzo
- 07 nov 2025
- 1 giorno
- Class
- Inglese
- € 2.200
L’aumento dei prezzi in tutti i mercati non ha risparmiato l’ambito della sostenibilità. Alcune importanti soluzioni che permettono alle aziende di limitare i loro impatti ambientali sono diventate più costose. Il prezzo del PET riciclato – ottenuto dalle bottiglie di plastica – è raddoppiato negli ultimi dodici mesi, superando quello del PET vergine, nonostante il prezzo di quest’ultimo sia a sua volta salito sulla scia del petrolio; le contribuzioni climatiche (carbon offsets) basate sulle riforestazioni o altre iniziative nature-based costano il triplo di un anno fa. Questo tipo di contribuzioni, che è attualmente lo strumento più credibile per compensare le emissioni di carbonio, è usato dalle aziende per raggiungere l’obiettivo net zero, indispensabile per arrestare il cambiamento climatico.
Perché i costi della sostenibilità stanno crescendo? Da una parte, ed è una buona notizia, sta aumentando la domanda aziendale di soluzioni sostenibili. Tutti i maggiori produttori mondiali di alimentari e bevande desiderano aumentare la percentuale di PET riciclato dei loro imballaggi, sotto la spinta dei consumatori e della regolamentazione. L’Unione Europea ha posto l’obbligo di usare almeno il 25% di PET riciclato nelle bottiglie di plastica entro il 2025. Queste aziende si trovano in concorrenza con il settore della moda, che sta espandendo il consumo di poliestere ottenuto dal PET riciclato. Per quanto riguarda le emissioni di carbonio, oltre il 25% delle maggiori aziende quotate nel mondo si è ormai data l’obiettivo di arrivare al net zero non più tardi del 2050. Altre aziende di tutti i settori si aggiungono quotidianamente alla «corsa alla sostenibilità», data la preoccupazione crescente del pubblico per il riscaldamento globale.
Dall’altra parte, l’offerta non riesce ad adeguarsi a questo aumento della domanda. La produzione di PET risente delle carenze di materia prima, dato che la gran parte delle bottiglie di plastica continua a finire nelle discariche o in mare, a causa delle carenze dei sistemi di raccolta differenziata. Le contribuzioni climatiche nature-based hanno bisogno di terra, che occorre sottrarre alle coltivazioni, ai pascoli e ad altre attività. Secondo una ricerca di Oxfam, per compensare tutte le emissioni del settore energetico con soluzioni nature-based occorrerebbe riforestare un’area uguale all’Amazzonia.
L’aumento dei costi della sostenibilità è pericoloso, se si traduce in prezzi maggiori per i consumatori e nella percezione errata che la sostenibilità sia un lusso che non possiamo permetterci. In realtà, ciò che non possiamo permetterci è la mancanza di un impegno verso la sostenibilità, dato che se decidessimo di sottrarci a tale compito gli impatti delle attività umane sull’ambiente e la società si tradurrebbero in costi ben maggiori. Tuttavia, l’aumento dei costi della sostenibilità può anche essere salutare, perché spegne l’illusione che si possa essere sostenibili acquistando materiali e soluzioni sul mercato.
La strada della sostenibilità per un’azienda è quella di usare con creatività la tecnologia, i modelli di business e i rapporti con i partner esterni.
Un esempio: Italgas e Buzzi Unicem (il principale distributore italiano di gas naturale e uno dei maggiori produttori europei di cemento) hanno firmato recentemente un accordo per sviluppare una nuova tecnologia di decarbonizzazione. Italgas produrrà idrogeno ottenuto da fonti rinnovabili che sarà combinato con il CO2 prodotto dal processo di cementificazione e raccolto con il sistema di carbon capture di Buzzi Unicem. Come risultato si otterrà metano sintetico da impiegare per portare le materie prime del cemento alla temperatura necessaria, ottenendo potenzialmente un ciclo produttivo chiuso, alimentato da energia rinnovabile e senza emissioni di CO2 nell’ambiente. Questa tecnologia potrebbe portare alla completa decarbonizzazione della produzione di cemento, che rappresenta circa l’8% delle emissioni globali.
Paradossalmente, l’investimento deciso da Italgas e Buzzi Unicem diventa ancora più conveniente alla luce dell’aumento del costo delle contribuzioni climatiche e dei diritti di emissione di CO2 (il cui prezzo è a sua volta raddoppiato negli ultimi dodici mesi), che permettono a Buzzi Unicem di rivendere sul mercato le emissioni ridotte a un ricavo superiore.
Per le aziende, l’aumento dei costi significa passare da una sostenibilità che si compra a una sostenibilità «che si fa». Un’azienda sostenibile pensa a ridurre in modo efficiente la quantità di plastica di cui si serve, prima di acquistarne una versione riciclata che mitiga ma non elimina il danno. Finché non avremo sistemi migliori di raccolta degli imballaggi, il PET riciclato sarà in gran parte disperso nella natura, come tutte le altre plastiche. Oppure, un’azienda sostenibile cerca di ridurre le sue emissioni nelle varie fasi del ciclo di vita del prodotto, questo attraverso scelte intelligenti nei materiali, nel disegno industriale, nei metodi di produzione, nell’approvvigionamento energetico e nei rapporti con il consumatore. Le contribuzioni climatiche sono la soluzione di ultima istanza dove la decarbonizzazione è impossibile, non una veloce scorciatoia per un net zero a basso prezzo che sposta il problema in qualche altro luogo del mondo.
Essere sostenibili significa capire che il proprio business provoca determinate conseguenze e che risolvere questi problemi è uno dei modi con cui un’azienda può creare valore per i suoi consumatori, i suoi azionisti e la comunità in cui opera.