
- Data inizio
- Durata
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- Lingua
- 19 mag 2025
- 5 giorni
- Class
- Italiano
Comprendere a fondo e implementare con efficacia la nuova dimensione della sostenibilità aziendale e saper realizzare un piano strategico guidato da criteri ESG.
Sono sufficienti poche cifre per mettere a fuoco la rilevanza economico/finanziaria della biodiversità. Gli esseri umani dipendono dai servizi della natura per più della metà del PIL globale, una cifra pari a 44mila miliardi di dollari, e la conservazione della biodiversità necessiterebbe di mille miliardi di investimento l’anno, mentre oggi impieghiamo circa il 10% di quella cifra, con un fabbisogno aggiuntivo di investimenti pari a 900 miliardi.
Inoltre, l’interesse per tutto ciò che ha a che fare con la sostenibilità è particolarmente diffuso tra le generazioni più giovani e il mondo è alla vigilia del più epocale passaggio di ricchezza che si sia mai registrato nella storia, con i baby boomers che lasceranno i loro averi (e la gestione di questi) ai figli.
Quello della biodiversità, secondo gli studi del Responsible, Patient and Reliable Finance Lab di SDA Bocconi (REPAiR Lab), è perciò definibile come un megatrend, o trend secolare, ovvero una vera e propria derivata di cambiamento strutturale, cui il mondo dovrà verosimilmente adeguarsi.
In un ambiente della finanza in cui gli investimenti tendono sempre più spesso a coagularsi intorno a “temi” piuttosto che alla geografia, il rischio è di cavalcare tendenze destinate a sgonfiarsi nel giro di 12-18 mesi e di finire perciò disarcionati. È, invece, importante, identificare i trend di lungo periodo e verificarne poi l’”investibilità”.
Quando, una ventina d’anni fa, sono comparsi anche in Italia i primi fondi di investimento sul cambiamento climatico e, dieci anni dopo, quelli legati alla salvaguardia dell’acqua, qualcuno ha bollato queste iniziative come mode passeggere. Invece, avevano individuato dei cambiamenti strutturali e hanno premiato e continuano a premiare gli investitori e le imprese che ne hanno abbracciati i principi.
Intuizione, imitazione e opportunismo sono le forze che guidano, troppo spesso, l’individuazione dei temi intorno ai quali costruire nuovi prodotti finanziari. Quando sono selezionati secondo queste modalità, i temi sono soggetti ai cicli di attenzione che ne determinano una forte ascesa nel breve periodo e una altrettanto veloce discesa pochi mesi dopo. Le quotazioni dei prodotti costruiti intorno a questi temi seguono lo stesso schema.
Noi crediamo, invece, che la demografia, l’antropologia, l’etica e la sociologia, unitamente a riflessioni sulle tecnologie e sugli scenari economici, siano le guide più affidabili all’individuazione dei megatrend che condizioneranno le nostre vite, e le nostre scelte d’investimento, nei prossimi decenni. L’interesse per i temi individuati secondo questa modalità non è destinato a esaurirsi in pochi anni, ma a crescere costantemente, anche se non a ritmi vertiginosi.
Individuare un trend secolare, però, non basta. Perché un tema sia investibile, bisogna essere in grado di distinguere, sui mercati dei paesi sviluppati e in via di sviluppo, le società quotate che meglio lo rappresentano – i campioni destinati a trarre vantaggio, nel tempo, dalla crescente rilevanza del tema.
Fattori strutturali come quelli demografici e ambientali suggeriscono che i megatrend più significativi dei prossimi anni avranno ancora a che fare con la sostenibilità. La sostenibilità in finanza è ormai mainstream, tanto da rischiare di non essere più un elemento differenziante, se non viene declinata in modo specifico. Per questa ragione, intorno ad alcuni sottotemi sono già stati costruiti molteplici prodotti finanziari – tra gli altri, il cambiamento climatico, le energie rinnovabili, la longevità, la mobilità, le risorse scarse e la sicurezza informatica.
Noi siamo convinti che la biodiversità (insieme alla rigenerazione urbana, su cui il laboratorio sta conducendo altre ricerche) sia uno dei temi più promettenti e investibili. Se il tempo ci darà ragione, ne avranno tratto vantaggio l’industria dell’asset management (che avrà sviluppato prodotti adeguati e attrattivi per i clienti), le imprese (che avranno a loro disposizione un quadro concettuale capace di trasformarle in leader del cambiamento), e gli investitori (grazie a migliori ritorni sugli investimenti).