Il Meglio del Piccolo

L’emergenza da non trascurare

C’è un’emergenza in Italia che non è quella climatica di cui si parla ancora troppo poco e solo in modo didascalico. È l’emergenza demografica, quella che potrebbe portare il nostro Paese nell’arco delle prossime decadi - se non vi sarà una netta inversione di tendenza - ad una situazione critica a livello sociale ed economico con gli asili e le scuole che chiudono e con la cessazione di tutto quello che gli gira in torno…la vita. Un dato tra i tanti che dovrebbe allarmare più del ritiro dei ghiacciai (che pure su scala globale andrà monitorato) è quello sulla decrescita dei nuovi nati in Italia che, solo per darvi un dato significativo, nel 2021, sono stati il 25% in meno di quelli del 2011.

 

Ma perché trattare questo tema in un blog dedicato alle piccole imprese? Cosa c’entra il problema demografico con le aziende familiari di minori dimensioni? Provo, per punti, a spiegare i nessi tra questo fenomeno e la nostra economia pulviscolare per stimolare una riflessione e magari anche delle azioni concrete da portare avanti con la giusta consapevolezza e la massima convinzione.

 

  1. L’inverno demografico si avverte già come problema nelle PMI: la conseguente scarsità di giovani in età da lavoro sta minacciando le possibilità di crescita di molte aziende familiari da nord a sud del Paese. Si faticano a trovare persone da impiegare e senza risorse umane non si riesce a rispondere alle opportunità che si presentano via via sui mercati. Non manca ad oggi il lavoro ma mancano i lavoratori anche, ma non solo, per ragioni legate alla denatalità.
  2. Il problema demografico si sta già in nuce manifestando e non potrà non essere affrontato dagli imprenditori. Ancora una volta saranno loro a dover farsi carico di questa emergenza: è una sfida che chiama all’appello le forze e le risorse delle aziende. Toccherà alle PMI più virtuose mettere a terra politiche parentali per incentivare i loro dipendenti a lavorare ma anche a far figli. Orari di lavoro flessibili, permessi retribuiti per le visite mediche della prole, asili nido aziendali, welfare a favore dei neo genitori, congedi estesi di paternità e maternità, settimana corta e chi più ne ha più ne metta. Serviranno idee e iniziative strutturali per sostenere le madri e i padri lavoratori. Chi sarà più attivo potrà avvantaggiarsi nell’acquisizione di persone responsabili (la vera risorsa scarsa di questi tempi), con un progetto di vita in essere. Gli imprenditori e le loro associazioni non possono restare passivi. I migliori si stanno già muovendo in questa direzione creando ambienti di lavoro favorevoli alla famiglia.
  3. L’ideale poi sarebbe se lo Stato intervenisse riconoscendo i casi delle imprese più attente a questi aspetti, ovvero di quelle realtà che adottano una “politica parentale” efficace, innescando un circolo virtuoso di premialità nella forma di sgravi fiscali o di contribuzione. Proporre all’attenzione del legislatore queste misure e supportare le aziende che le promuovono potrebbe rappresentare la perfetta “chiusura del cerchio”.
  4. Queste azioni, sia quelle a livello aziendale che legislativo, presuppongono però un cambio di mentalità importante: il passaggio dall’idea di un figlio come un puro costo all’idea del neonato come una risorsa, da vincolo a opportunità generativa di benessere per il futuro. “Non siamo riusciti a passare dal figlio come un costo economico e come complicazione organizzativa per i genitori al figlio come valore collettivo su cui tutta la società ha convenienza ad investire” afferma bene il demografo Alessandro Rosina. E’ questa la vera rivoluzione da innescare. 

 

L’emergenza denatalità non può quindi non riguardare gli imprenditori e le loro associazioni. Occorre innanzitutto un cambio di mentalità come quello cui si accennava sopra ma anche una nuova e ben articolata proposta di politiche del personale nella speranza poi di un riconoscimento puntuale e rigoroso dello sforzo fatto da parte degli enti legislativi. A loro, accanto ad iniziative molto positive come industria 4.0, andrebbe suggerito di mettere in campo incentivi che riconoscano il merito delle PMI più virtuose nelle politiche parentali. Non sarebbe difficile farlo e darebbe risultati concreti.

 

Occorre prendere coscienza di questo tema prima possibile. Non è un caso che un marchio popolarissimo in Italia come Plasmon si sia esposto su questa emergenza con un cortometraggio di grande impatto. Si racconta “una storia vera dal futuro”, quella di Adamo, l’unico bambino a nascere in una distopica Italia del 2050.
Cliccate qui per vedere il cortometraggio, vi renderete conto di cosa ci aspetta.
La campagna promozionale dell’azienda di biscotti è stata accompagnata da un progetto di ricerca sulle condizioni negli ambienti di lavoro che incentivano le giovani coppie a fare figli, indagine chiamata per l’appunto Progetto Adamo che cerca di trovare delle soluzioni per la conciliazione e che va esattamente nella direzione qui auspicata.  

Evitiamo che nel 2050 il corto su Adamo diventi realtà perché sarebbe davvero drammatico e rischioso. Siamo ancora in tempo ma necessita un cambiamento. 

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