Consumi & costumi

Proud to be different: la lunga marcia per i diritti LGBT+

Il trend

Dal 2004, anno in cui è stata inaugurata la Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia, la situazione generale della comunità LGBT+ è senza dubbio migliorata, anche se il contesto in molti Stati del mondo resta difficile. In diversi Paesi dell’Africa e dell’Asia, infatti, l’omosessualità è ancora considerata illegale, mentre in Europa il dibattito sul contrasto alle discriminazioni di genere è tornato d’attualità in seguito alle accese discussioni sul ddl Zan in Italia e alla controversa legge ungherese voluta dal premier Orbán che vieta i temi LGBT+ nelle scuole.

 

Se a livello politico il terreno di scontro è il più delle volte di natura ideologico-elettorale, l’interesse pubblico da parte dei cittadini attorno alle rivendicazioni della comunità LGBT+ è cresciuto molto negli ultimi anni e non va dimenticato come l’argomento abbia iniziato a coinvolgere anche molte organizzazioni, attente a valorizzare percorsi di inclusione legati alla diversità di orientamento sessuale.

 

Un recente sondaggio Ipsos, condotto in 27 Paesi e che ha coinvolto oltre 19.000 persone, ha provato a fotografare il grado di attenzione e supporto pubblico alla comunità LGBT+, le opinioni relative al diritto di sposarsi e di adozione per le coppie gay, le opinioni sull’uguaglianza e la visibilità delle persone LGBT+.

 

Alcuni punti salienti

Le leggi contro la discriminazione e a favore dell’uguaglianza dei diritti di matrimonio per le persone LGBT+ sono sostenute dalla maggior parte degli intervistati: a livello internazionale, il 54 per cento dichiara di essere a favore del diritto al matrimonio (il dato più alto si registra in Svezia, 79 per cento, con l’Italia ai primi posti al 63 percento), mentre solo il 15 per cento dichiara di essere contrario a matrimoni e unioni civili (con la Turchia che fa registrare la percentuale più alta, 32 per cento).

 

Molto alte anche le percentuali di coloro che si dichiarano d’accordo nel consentire alle coppie dello stesso sesso di adottare un bambino (61 per cento). Se tra i Paesi europei Italia e Francia sono le più restie a concedere tale diritto (59 per cento i favorevoli, 36 per cento i contrari, dati comunque in crescita rispetto al medesimo sondaggio del 2013), Olanda, Svezia e Spagna si posizionano ai primi posti con percentuali di favorevoli tra il 77 e l’81 per cento e di contrari al di sotto del 20 per cento.

 

Dal report Ipsos emerge tuttavia come la manifestazione pubblica di supporto alla comunità LGBT+ non sia ancora così diffusa: solo il 13 per cento dichiara di aver partecipato a un evento a sostegno delle persone LGBT+, come per esempio un Pride, percentuale che sale però rispettivamente al 18 e al 16 per cento se si considerano i soli rispondenti appartenenti alle Generazione Z e Millennials.

 

Il sondaggio rivela inoltre un sostegno diffuso affinché le persone LGBT+ siano libere di manifestare pubblicamente il proprio orientamento sessuale: 51 per cento i favorevoli, 16 per cento i contrari. Il sostegno maggiore si registra in Spagna (73 per cento), Argentina (69 per cento) e Cile (68 per cento), il più basso in Russia (12 per cento) e Malesia (14 per cento). In Italia i favorevoli sono il 57 per cento.

 

Dati meno incoraggianti emergono invece se si considera la percentuale di coloro che si dichiarano favorevoli ad avere più personaggi appartenenti alla comunità LGBT+ in televisione, nei film e nelle pubblicità: lo è solo il 35 per cento, a fronte di un 25 per cento di contrari.

 

Maggiore apertura (50 per cento a livello globale) si riscontra nel sostegno alla presenza di atleti apertamente lesbiche, gay e bisessuali in squadre sportive. In tal senso, l’Italia fa registrare una delle percentuali più alte: 65 per cento i favorevoli.

 

L’attivismo di molte aziende nel favorire l’uguaglianza è ben visto dalla media degli intervistati. Il 47 per cento supporta le imprese e i marchi che promuovono attivamente i diritti delle persone LGBT+, mentre il 19 per cento si dichiara a sfavore. Un dato che si concilia con quando affermato dalla maggioranza degli intervistati (il 55 per cento), che si è dichiarato a sostegno delle leggi che vietano la discriminazione contro le persone LGBT+ quando si tratta di occupazione, accesso all’istruzione, all’alloggio e ai servizi sociali (contrari, in tal senso, il 19 per cento).

 

 

Proud to be different: la lunga marcia per i diritti LGBT+

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