Il 33 per cento della popolazione esaminata in 29 Paesi descrive il sistema educativo di riferimento come buono, mentre il 36 per cento afferma il contrario. Il sondaggio porta tuttavia alla luce grandi differenze tra Paesi e regioni (Singapore e Irlanda vantano il maggior numero di persone soddisfatte, mentre l’Ungheria figura all’estremità opposta dello spettro), nonché tra genitori con figli in età scolare e persone senza figli, dove i primi tendono a essere più ottimisti dei secondi. Dai risultati emerge anche come l’aggiornamento del programma scolastico rappresenti la principale sfida del sistema educativo: quasi una persona su due in Polonia ritiene che il curriculum scolastico non sia al passo con i tempi, mentre più di una su due in tutta la popolazione esaminata pensa che nel proprio Paese non venga fatto abbastanza per incoraggiare curiosità, pensiero critico e creatività negli studenti. Da segnalare l’attitudine generalmente positiva verso l’intelligenza artificiale nelle scuole: sette persone su dieci ritengono che gli insegnanti dovrebbero mostrare agli studenti l’uso dell’AI e ricevere una formazione mirata a individuarne l’utilizzo nei documenti scolastici.
Tra le altre sfide del sistema scolastico vengono citate, in ordine di importanza, disparità di accesso all’istruzione (in cima alla classifica troviamo l’Indonesia con il 62 per cento), classi troppo affollate (spiccano i Paesi Bassi con il 55 per cento, seguiti da Francia e Svezia), mancanza di fondi (il Regno Unito e l’Ungheria sono in testa, rispettivamente con il 48 e 42 per cento), formazione dei docenti e infrastrutture inadeguate (sfide segnalate specialmente dal Perù, mentre è soprattutto nella seconda, con il 38 per cento, che l’Italia identifica un problema di particolare rilievo), pregiudizi politico-ideologici (Ungheria e Polonia figurano ai primi posti), uso inadeguato della tecnologia (opinione particolarmente diffusa in Indonesia e Malesia), alti tassi di abbandono (Olanda, Sudafrica e Spagna sono ai primi posti), protezione e sicurezza (in testa gli Stati Uniti con il 41 per cento, seguiti da Francia e Brasile, rispettivamente con il 31 e 30 per cento).
La propensione del 45 per cento delle persone a sconsigliare il lavoro di insegnante sembra invece riflettere la crisi di questa vocazione negli ultimi anni: secondo i dati dell’Unesco, nel 2022 il 9 per cento dei docenti della scuola primaria ha lasciato l’insegnamento, una percentuale quasi raddoppiata rispetto al 2015. Alla base della diminuzione di prestigio e attrattiva della professione docente vi è sicuramente un disagio salariale, anche se il sondaggio Ipsos rivela una netta opposizione tra coloro che ritengono che gli stipendi degli insegnanti siano adeguati e coloro che pensano il contrario. Un’opinione invece condivisa dalla maggioranza della popolazione – fatta eccezione per il Belgio – è quella relativa all’importanza di una laurea per avere successo nella vita.