Consumi & costumi

Lavorare non è solo portare a casa lo stipendio

L’importanza e l’interesse verso il proprio mestiere si configurano sempre più come valori cardine, che connotano di senso la propria vita quotidiana

Il trend

In una fase storica in cui milioni di persone nel mondo si ritrovano a casa perché poco occupati o senza più alcuna occupazione, una ricerca internazionale Ipsos, condotta in 28 Paesi evidenzia quanto e come è importante considerare il lavoro qualcosa in più del puro salario. Se può sembrare scontato che nove adulti su dieci dichiarino che il lavoro è importante nella vita di ognuno, lo è un po’ meno il fatto che la stragrande maggioranza (il 70 per cento) di coloro che un lavoro ce l’hanno, connotino di senso ciò che fanno quotidianamente, ritenendolo interessante, a fronte di un 30 per cento che invece giudica noiosa la propria occupazione. Il livello di interesse è pressoché simile in tutte le aree geografiche, eccetto in America Latina, dove questo è più alto. Tra i Paesi in cui è più forte la percezione dell’importanza del lavoro per la propria vita spiccano Colombia, Malesia, Messico, Perù e Argentina (tutti oltre il 95 per cento), mentre la fetta più consistente di persone per le quali il lavoro non è importante si trova in Germania, Paesi Bassi, Francia e Giappone (tra il 16 e il 20 per cento). In Italia, quest’ultima percentuale è del 6 per cento a fronte di una media a livello europeo del 12 per cento.

Alcuni punti salienti

Se l’importanza e l’interesse sono la base per configurare l’approccio al lavoro nella vita quotidiana, ci sono altri aspetti che vanno a comporre un quadro a tutto tondo delle percezioni e degli atteggiamenti verso la vita lavorativa. Fino a che età si pensa di essere fisicamente e mentalmente in grado di lavorare? La media globale delle risposte individua i 60 anni come soglia e, con le eccezioni di Polonia, Malesia e Arabia Saudita, dove il picco anagrafico viene rispettivamente identificato nei 44, 48 e 50 anni, non ci sono differenze significative tra Paesi. Per quanto riguarda le aree geografiche la situazione è piuttosto omogenea e si va dai 66 anni del Nord America ai 56 dell’Africa e del Medio Oriente. E fino a che età si pensa di poter trovare lavoro? In media fino a 49 anni. Qui spiccano i 41 dell’Italia (all’ultimo posto in compagnia di Malesia e Polonia) e i 59 di Paesi Bassi e Stati Uniti. L’Italia si colloca inoltre al primo posto nella classifica che analizza la differenza tra l’età massima percepita per trovare lavoro e quella giudicata come soglia oltre la quale non si è abbastanza fit per lavorare: 20 anni contro una media globale di 11. Mediamente, a livello globale, è a 59 anni la soglia oltre la quale si ritiene di doversi «ritirare a vita privata»: si va dai 55 del Medio Oriente ai 63 dei Paesi G8 e del Nord America. Non poteva certo mancare, infine, il dato sulla soglia oltre la quale si vuole continuare a lavorare, prima di collocarsi a riposo: mediamente, a livello globale, fino a 57 anni ci si sente attivi. Per quest’ultimo dato si va dai 50 anni della Malesia ai 63 del Giappone, il Paese in cui si tende a voler lavorare più a lungo.

 

Lavorare non è solo portare a casa lo stipendio

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