
- Data inizio
- Durata
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- Lingua
- 16 set 2025
- 40 ore
- Online
- Italiano
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Entrata in vigore nella stagione 2021/2022, la nuova competizione punta a dare maggiore visibilità al calcio femminile, ma anche a creare valore economico e sociale favorendo politiche di uguaglianza e di inclusione
Rendere la UEFA Women’s Champions League la più importante competizione femminile per club al mondo con un modello di crescita economicamente redditizio. È questo il grande obiettivo identificato dalla UEFA, con il supporto attivo della FIFA, per creare valore sociale, sportivo ed economico attraverso il calcio femminile, favorendo al contempo politiche di uguaglianza e di inclusione. Un obiettivo perseguito soprattutto attraverso il nuovo format della competizione, entrato in vigore nella stagione 2021/2022, e tramite azioni di marketing in grado di dare maggiore visibilità al torneo e di identificare le migliori fonti di reddito.
A differenza dell’omologa competizione maschile o di altri sport femminili, il movimento calcistico femminile paga ancora in termini di numero di tifosi, di emittenti e sponsor interessati alle partite, di organizzazione del merchandising, del ticketing e del settore scommesse. Tutti ambiti che sono stati perseguite attraverso la definizione di un canvans model ad hoc in grado di trasformare la UEFA Women’s Champions League in una competizione più spettacolare e dal grande potenziale economico e sociale.
I numeri del caso
Azienda: UEFA
Settore: sport (calcio)
Fondazione: 1954
Sede: Nyon
Giocatrice attualmente in attività in Europa: 1,8 milioni
Paesi con il maggior numero di calciatrici: Svezia (198mila), Germania (197mila), Olanda (161mila)
Già da diversi anni sia la FIFA, l’organo di governo internazionale del calcio, sia la UEFA, l’organo di governo del calcio in Europa, sono estremamente attive nello sviluppo del calcio femminile, un movimento che ha registrato una forte crescita in concomitanza con la Coppa del Mondo del 2019.
In linea con gli obiettivi di sviluppo del movimento, la UEFA ha di recente aumentato i finanziamenti per tutte le categorie, da quelle giovanili alle professionali, e lanciato un piano strategico per far crescere entro il 2024 il numero di giocatrici sul continente, da 1,8 milioni a 2,5 milioni di praticanti. Sempre in ottica di crescita e sviluppo dell’immagine del calcio femminile, la UEFA mira a rafforzare il prestigio della sua competizione di maggior risonanza mediatica a livello continentale: la UEFA Women’s Champions League.
È da leggere in tale senso la decisione, approvata nella primavera del 2021, di optare per un nuovo format della competizione, che cercherà di rimediare alla scarsa visibilità del precedente. Abbandonato il modello a eliminazione diretta, le 16 squadre partecipanti vengono divise in quattro gironi, con partite di andata e ritorno da disputarsi in casa e in trasferta. Le prime due di ogni girone passano poi ai quarti di finale.
La strada intrapresa dalla UEFA è stata dunque quella di una competizione molto simile alla Champions League maschile, permettendo a più squadre dei maggiori campionati europei (Francia, Spagna, Italia, Inghilterra e Spagna) di qualificarsi alla competizione e centralizzando – come avviene in molte leghe americane di sport femminili (per esempio la WNBA) – diversi aspetti organizzativi e di marketing: i diritti di trasmissione, le sponsorizzazioni, la biglietteria.
L’onda lunga del successo della Coppa del Mondo del 2019 – un evento che ha fatto registrare una crescita del 30 per cento di audience rispetto all’edizione del 2015 e che ha raggiunto oltre un miliardo di telespettatori in tutto il mondo – ha infatti attirato l’attenzione di sponsor, inserzionisti ed emittenti televisive. Visa ha siglato un accordo di sponsorship con la UEFA fino al 2025, mentre diversi altri accordi con Nike, Barclays, Qatar Airways, Avon, Boots, Arkema dimostrano come il calcio femminile sia diventato molto appetibile anche per le grandi aziende, fino a qualche anno fa restie a investire in questo sport. Con l’entrata in vigore del nuovo format, i diritti mediatici della competizione sono stati centralizzati, con la UEFA che produce e distribuisce ogni partita per le TV nazionali o i canali di streaming online.
Come nella competizione maschile, le squadre vendono direttamente i biglietti delle loro partite attraverso i loro canali tradizionali (fisici e online), e una parte dei biglietti della finale di Champions League. La UEFA gestisce solo una parte dei biglietti per la finale, ma nel caso della competizione femminile questi in passato erano offerti gratuitamente o venduti a basso prezzo. In virtù della crescita di spettatori e tifosi, un’altra importante fonte di guadagno deriverà dai ricavi da biglietteria.
Ulteriori flussi di reddito potranno inoltre derivare dalla crescita del merchandising, settore ancora poco sviluppato, da accordi con agenzie di scommesse sportive e con i distributori di eSport.