
- Data inizio
- Durata
- Formato
- Lingua
- 10 giu 2025
- 4,5 giorni
- Class
- Italiano
Individuare le possibilità di negoziazione, preparare efficacemente l’incontro, conoscere e applicare le tecniche negoziali e saper influenzare gli interlocutori.
Affermazione un po' estrema, che potrebbe far storcere il naso a molti, lo so. Ma proviamo a capirla meglio.
Nonostante tutte le somiglianze, ogni situazione della vita ha, come un bambino appena nato, un nuovo volto che nessuno ha mai visto prima e non si riprodurrà mai più. Questa nuova situazione ti richiede una reazione che non può essere preparata in anticipo. Non ti chiede nulla di ciò che è già passato. Ti chiede presenza e responsabilità; ti chiede te stesso.
Se questa consapevolezza, a cui ci richiama il filosofo Martin Buber ci accompagnasse in ogni istante della nostra vita, certamente saremmo in grado di affrontare le varie situazione in modo più appropriato ed efficace.
Purtroppo non è così e, spesso e volentieri, nell’agire quotidiano commettiamo degli errori.
L’errore, soprattutto in alcune culture, è tuttora guardato come qualcosa di interamente negativo. È visto come un fallimento, come un ostacolo al progresso.
A volte lo trattiamo con grande scandalo.
Ma non sempre l’errore è accompagnato da una ferma intenzione di sbagliare, di fare male. Anzi spesso proprio non lo è.
Qual è allora l’origine dell’errore?
Lo spiega bene Cartesio nelle sue meditazioni metafisiche sulla filosofia prima (XVII sec. d.C.):
Guardandomi più da vicino, e considerando i miei errori (i quali soli testimoniano che in me v'è dell'imperfezione), trovo che dipendono dal concorso di due cause, e cioè dalla facoltà di conoscere che è in me e dalla facoltà di scegliere, o libero arbitrio: ossia dal mio intelletto ed insieme dalla mia volontà. (…) La facoltà di volere, non è di per se stessa la causa dei miei errori, e neppure la facoltà d’intendere o di concepire. Dunque, donde nascono i miei errori? Da ciò solo, che la volontà essendo molto più ampia e più estesa dell’intelletto, io non la contengo negli stessi limiti, ma l’estendo anche alle cose che non intendo, alle quali essendo di per sé indifferente, essa si smarrisce assai facilmente, e sceglie il male per il bene, o il falso per il vero. E questo fa sì ch’io m’inganni.
È il nostro, a volte irrefrenabile, impulso a voler affermare qualcosa che va oltre ciò che comprendiamo.
Esiste qualcosa di positivo in questo? A cosa porta l’errore, oltre ad un mancato raggiungimento dell’obiettivo nell’immediato?
Il più grande beneficio è la messa in discussione dei nostri modelli mentali. Più ci accingiamo ad esplorare “luoghi” dove il nostro intelletto non arriva, più ci accorgiamo dei nostri blind spot, cioè di tutti quei fenomeni, aspetti, competenze, modalità, situazioni di cui ignoriamo l’esistenza. Ed ecco per noi spalancarsi una reale opportunità di apprendimento. I modelli mentali si modificano, si aggiornano e includono nuovi elementi della realtà che ci circonda.
Questa dinamica ci rende più capaci di interagire con il mondo e di interpretarlo più correttamente.
Se ci pensate, le più grandi innovazioni sono nate esattamente da una spiccata capacità di riconoscere (a volte addirittura anche di anticipare) i bisogni che ci caratterizzano in quanto esseri umani. Intuizione, la chiamano, ovvero, seguendo l’etimologia della parola, l’atto di guardare dentro. Non di inventarsi di sana pianta qualcosa. Di approfondire, invece, la conoscenza di ciò che già c’è, e delle potenziali interdipendenze.
Gli errori non vanno sottovalutati, non vanno certamente presi alla leggera. Buber lo dice bene: nel relazionarsi con ciò che ci circonda occorre responsabilità e presenza. Essere responsabili e presenti di fronte agli errori vuol dire non ignorarli, non vergognarsene ma approfondirli.
Questo non è semplicemente un nice to have, ma è assolutamente necessario per avere nuove “finestre” aperte sul mondo e per avere maggior impatto rispetto alla società in cui viviamo.
Perché il vero fallimento non è sbagliare, ma è non provarci, non esporsi.
La domanda quindi che insistentemente dovremmo fare a noi stessi e ai nostri collaboratori è:
stai attivamente esplorando i tuoi errori?