Occorre anche la capacità di saper sopportare ciò che causa fastidio o dolore. È un atteggiamento riflessivo, non passivo. Spesso deriva da una saggezza maturata nel tempo. Saggezza che ci dona la capacità di contemplare, prima ancora di agire. Infatti istintivamente l’uomo evita il sacrificio, la sofferenza, a meno che questa non porti a una grande gloria, a grandi riconoscimenti. Questi fanno certamente sì che la sofferenza sia più digeribile e affrontabile. È quando (apparentemente) non c’è nessuna promessa di grandi riconoscimenti che viene il difficile. È quando la pazienza dobbiamo praticarla sul terreno fatto dalla nostra quotidianità, che siamo messi a dura prova e che mettiamo in discussione la convenienza di questa virtù.
Perché, invece, è conveniente allenarla? Qual è l’energia positiva che può scaturire da questa capacità? La pazienza genera consapevolezza e coraggio.
La consapevolezza di ciò che ci circonda passa attraverso l’attento studio e analisi di tutto ciò che sta accadendo, di ciò che ai nostri occhi appare immediato e di ciò che, invece, lo è meno.
Il coraggio, dall’altra parte, nasce dal trovare in se stessi quelle competenze, attitudini, valori, desideri capaci di farci affrontare le avversità con efficacia.
Ecco le basi per generare qualcosa di nuovo, di inaspettato, di positivo per lo sviluppo di noi stessi, delle relazioni in cui siamo immersi al lavoro e a casa, e del contesto in cui operiamo. Ecco ciò che ci può abilitare a fare i conti con le avversità.