Il dolore e la fatica a livello emotivo esistono in ogni organizzazione e rappresentano sempre costi elevati per l’individuo e per la collettività. Anche i dipendenti più validi riportano di avere esperienze negative sul posto di lavoro o di venire a conoscenza di fatti che in un qualche modo infrangono le loro speranze, impediscono il raggiungimento dei loro obiettivi o minano la loro fiducia. Le fonti di questa fatica e dolore variano, ma gran parte provengono da manager abusivi, politiche aziendali irragionevoli, colleghi o clienti dirompenti, o da cambiamenti mal gestiti.
In sintesi si parla di cultura aziendale tossica.
Questo tipo di affaticamento si manifesta in una diminuzione della percezione da parte degli individui del proprio valore, e in una perdita di fiducia e speranza. È distruttivo sia per le prestazioni che per il morale. Ed oggi ha raggiunto un livello e un'intensità in molte aziende tali da non poter più essere ignorati. Le conseguenze tangibili includono la perdita di profitti derivanti da diminuzione della produttività o, anche, dall'esodo di massa. Si stima che lo stress lavorativo costi all'industria italiana circa 240 miliardi di euro all'anno, considerando l’impatto dell'assenteismo, della diminuzione della produttività, del turnover dei dipendenti, delle tasse mediche, legali e assicurative e della violenza sul posto di lavoro.
A volte, tuttavia, i costi della frustrazione e della rabbia dei dipendenti possono rivelarsi ancora più gravi. Quando le persone credono di essere state trattate ingiustamente (specialmente dai loro supervisori), possono agire tentando di "pareggiare i conti”. A parte dare le dimissioni, possono intervenire con atti di vendetta, di sabotaggio, di furto e vandalismo, attraverso la diffusione di pettegolezzi e un agire cinico o diffidente. Tutti costi diretti e indiretti per l'organizzazione.