Questo modello è cambiato negli ultimi decenni a causa di molteplici fattori, come spiega Peter Cappelli, professore alla Wharton School. Per migliorare le proprie performance, molte aziende hanno abbandonato i sistemi di promozione basati sulla seniority e hanno introdotto sistemi basati sul merito che incoraggiano giovani dipendenti ambiziosi a competere con i loro colleghi più anziani e superarli a livello gerarchico. Non solo. Il ritmo veloce dell'innovazione digitale ha spinto le aziende ad apprezzare maggiormente le idee fresche e creative dei dipendenti più giovani e di conseguenza a promuoverli in posizioni di supervisione. In ultimo, bisogna menzionare il cambiamento demografico e l’aumento dell’aspettativa di vita che costringono le aziende a trattenere i dipendenti più anziani sul posto di lavoro più a lungo. Il numero sempre maggiore di dipendenti senior porta all’adozione di modelli di carriera ‘piatti’ (o addirittura in alcuni casi in discesa) e ciò inevitabilmente contribuisce ad aumentare la probabilità che questi abbiano supervisori più giovani. Complessivamente, queste tendenze contribuiscono all'emergere di un "nuovo ordine organizzativo", in cui i giovani supervisionano sempre più frequentemente i più anziani.
Questa dinamica ha certamente un impatto a livello emotivo e comportamentale sulle parti coinvolte. Studi recenti mostrano come la differenza di età può provocare emozioni negative quali rabbia e frustrazione, quando il dipendente è più anziano rispetto al proprio capo. Più nello specifico, maggiore la differenza, più alta è la probabilità che questo succeda.
Altre evidenze suggeriscono che quando vi è uno scambio di conoscenze ed esperienze, il dipendente senior non soffre questa condizione, anzi, vedendone i benefici, spesso apprezza il fatto di avere un capo più giovane che possa introdurlo, ad esempio, alle ultime innovazioni tecnologiche.