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Agili nell’imparare e disimparare

The question is not whether your company’s employees and leaders have the right skills; it’s whether they have the potential to learn new ones. (Claudio Fernández-Aráoz)

È stato dimostrato: i leader che dimostrano una certa adattabilità, sono capaci di mantenere elevati i propri livelli di efficacia e di rimanere concentrati di fronte all'incertezza e all’ambiguità. Inoltre tendono ad essere altamente resilienti.

 

Nonostante questa capacità di adattamento sia stata riconosciuta come una caratteristica necessaria per governare il contesto attuale, molteplici studi dimostrano che i leader ancora faticano a ritenerla tale, e quindi a valorizzarla quanto dovrebbero. Il primo passo per rafforzare questa abilità, è quello di riconoscere che le soluzioni e spesso anche il mindset ritenuti validi in passato non necessariamente funzioneranno nel presente o nel futuro prossimo. Infatti, dato il radicale e continuo cambiamento dei contesti organizzativi, applicare approcci tradizionali a nuove sfide potrebbe rivelarsi deleterio. È necessario prendere le distanze da una mentalità del tipo “si fa così, perché è così che l’abbiamo sempre fatto”. Se si allena la cosiddetta learning agility, si è consapevoli che ciò che è essenziale per avere successo a un determinato livello o in un contesto specifico non necessariamente determinerà un esito positivo nel livello o contesto successivo.

 

Michael Lombardo e Robert Eichinger, nel libro The Leadership Machine (2004), definiscono questa agilità, come:

la capacità di imparare nuove competenze e abilità per essere in grado di operare in condizioni nuove, difficili o differenti.

L’attuale set di competenze è, quindi, ritenuto di secondaria importanza rispetto alla capacità di apprendere nuove conoscenze, abilità e comportamenti che prepareranno l’individuo a rispondere alle sfide future.

 

Infatti, ciò che abbiamo appreso fino ad ora a livello di competenze è molto efficace solitamente nella risoluzione di problemi. Un problema, una volta risolto, ripristina semplicemente lo status quo. Risolverlo riporta a dove si era prima che si presentasse il problema, ma non porta alcuna differenza duratura nella situazione. Un collaboratore si licenzia, ne assumiamo uno nuovo e torniamo al punto in cui eravamo. Il fornitore si arrabbia, chiariamo la questione o il malinteso, e ritroviamo nuovamente l’equilibrio. Ma niente è cambiato.

 

Diverso, invece, è quando si presentano ostacoli sul nostro percorso. Un ostacolo, una volta risolto, cambia in modo misurabile la situazione, o anche l'azienda nel suo complesso; le cose non sono più le stesse dopo averlo risolto. Se il collaboratore si licenzia, risolvere il problema significa assumere un’altra persona. Affrontare l’ostacolo significa chiedersi “Perché quella persona si è licenziata? Cosa possiamo imparare da questo? Come possiamo evitare che in futuro si licenzi qualcun altro?”.

 

A volte gli ostacoli sono anche dentro di noi, nel nostro modo di pensare o di comportarci. Ecco allora l’importanza anche di saper disimparare. Non solo è necessario aggiungere nuove competenze; a volte è importante anche saper abbandonare schemi mentali o comportamentali che ci impediscono di affrontare nuove sfide, come, ad esempio, può essere un nostro modo errato e disfunzionale di interpretare la realtà.

 

Questo rimettersi in discussione è il punto di partenza per prepararsi a futuri imprevisti e sfide, per allenare la propria learning e unlearning agility.

 

Come diceva William James:

… una delle più grandi scoperte della mia generazione è che un essere umano può cambiare la propria vita, semplicemente cambiando il proprio modo di pensare.

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