
- Data inizio
- Durata
- Formato
- Lingua
- 15 Mag 2025
- 4,5 giorni
- Class
- Italiano
Acquisire modelli di lettura e analisi del cambiamento in azienda e proporre metodologie di intervento per trasformare le visioni strategiche in risultati concreti.
Parlare in questi giorni e di questi tempi di place brand potrebbe sembrare paradossale e, invece, il luogo, di qualsiasi dimensione o genere esso sia, si può dimostrare e si è dimostrato una possibile “fonte di ricchezza” purché in grado di “potenziarla”, rendendo il place attrattivo per coloro che vi abitano, vi lavorano, lo visitano, lo frequentano per shopping o e-shopping, degustazione o per fermarsi e semplicemente sostare e guardare, sebbene a distanza e non necessariamente “in presenza”, come si suole esprimersi oggigiorno. Ma tale place potrebbe essere attrattivo anche per chi interessato a investirvi risorse ed energie.
Un luogo - per pochi o per tanti, per i locali o i forestieri (quando ciò è possibile) – affinché si realizzi il passaggio da place brand a place branding, deve essere quindi orientato al lungo periodo per attrarre risorse, persone, investimenti, imprese e a generare valore. Infatti, non è un caso che nonostante il difficile periodo, le reazioni non si sono fatte attendere ed hanno trovato nel digitale un mezzo per potersi esprimere e per esprimere le proprie potenzialità, volente o nolente.
Tutto ciò non appare più una novità, si è iniziato proprio dal distinguere tra marca di un paese, di una regione o di una città, partendo proprio dall’analisi delle differenti percezioni e valutazioni attinenti a benefici offerti dal place (funzionali, emotivi ed esperienziali) ed alle associazioni diverse ad esse conferite dalle diverse tipologie di target. Sempre più i riferimenti sono le nazioni (Nation Brand), sino a giungere alle città (City Brand), alle piazze, agli stadi (per questi Venue Brand si rifletta sullo stadio degli Spurs: il Tottenham giusto per citare un caso di eccellenza), alle sedi aziendali (headquarter che “immortalano” il Corporate Brand come Burberry a Londra, LVMH a Parigi, Salvatore Ferragamo a Firenze, Tod’s a Sant’Elpidio a Mare, 3M a Pioltello, etc.), ai landmark (come City Life a Milano), alle cantine vinicole (la Cantina Antinori a Bargino, la Cantina Berlucchi a Borgonato etc.), alle fiere (Pitti Uomo a Firenze o Art Basel o Art Paris), agli hotel, ai ristoranti, agli store e così via.
Una cosa è certa, gli uni alimentano e vengono alimentati da ciascuno di essi, secondo un percorso circolare di valorizzazione reciproca proprio perché i diversi luoghi – siano essi Nazioni, Città, Aree Urbane, Fiere, Mostre o altri place - competono sempre più l'uno con l'altro per attirare persone, visitatori, buyer, risorse, investitori, aziende o mantenere i locali e i residenti più che soddisfatti, “felici e orgogliosi” di esserci.
Dolce & Gabbana è da tempo che esaltano le bellezze dei luoghi italiani: la Sicilia e Palermo (da sempre), Napoli (2016) ed è notizia di ieri come attraverso un Red Carpet a forma di Giglio, a Firenze in Palazzo Vecchio, con un evento eccezionale - in presenza e a distanza – provano a far ripartire la moda e la città attraverso il Rinascimento.
Anche Christian Dior e la sua direttrice creativa Maria Grazia Chiuri, hanno scelto per la sfilata svoltasi a luglio, come place la città di Lecce, in Puglia, luogo d’origine della fashion designer.
La sfilata di Dior a Lecce, tra arte, bellezza, musica (Sangiorgi con Meraviglioso) e balli folkloristici (la pizzica).
Ed è di questi giorni la comunicazione del Comitato Olimpico e Paralimpico di Los Angeles circa il nuovo dynamic-logo - co-creato con atleti e creativi e lanciato su di un orizzonte temporale di otto anni - delle Olimpiadi che si svolgeranno Los Angeles nel 2028. Nel 2017, il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) ha deciso di assegnare, come mai avvenuto in precedenza, le Olimpiadi estive 2024 e 2028 in contemporanea e, rispettivamente, a Parigi e Los Angeles, luoghi in competizione tra loro per aggiudicarsi i giochi Olimpici del 2024. La “passerella”, come affermato da Amy Gleeson, chief marketing officer di LA28, iniziata con tale nomination sarà di ben di otto anni, benché il 2028 potrebbe sembrare lontano, il Comitato Olimpico e Paralimpico di Los Angeles ha appena svelato il suo logo ufficiale. L’ emblema dinamico e in costante mutamento cerca di riflettere la creatività e la diversità di Los Angeles, tanto che, a differenza dei loghi olimpici del passato, il simbolo di L.A. è in continua evoluzione. Consiste di quattro elementi chiave, le lettere "L" e "A" per Los Angeles, i numeri 28, che rappresentano l'anno dei giochi, e ovviamente gli anelli. Mentre la "L" e il 28 rimangono costanti, la "A" cambia e si modifica, rappresentando le personalità e gli stili di vari atleti e delle diverse discipline che hanno co-creato e collaborato ad esprimere LA per i Giochi Olimpici: il pattinatore di medaglie olimpiche Adam Rippon, lo snowboarder Kim, l’atleta Felix e la ginnasta Gabby Douglas; il campione paralimpico Scout Bassett; Il promettente pugile Chantel Navarro; Il musicista vincitore di un Grammy Eilish; la star di YouTube Lilly Singh; l'artista Harrington; il talento Bojórquez e l'attore e produttore Reese Witherspoon.
A fronte dunque di una competizione sempre più globale, per ottenere successo, i luoghi devono essere distintivi e valorizzare la propria immagine; proprio perché l'immagine di un luogo è il fattore chiave e la "immaginazione geografica" aiuta a capire i significati che le persone attribuiscono ai luoghi.
I luoghi diventano creatori e attivatori di valore e non più “semplici” monumenti, patrimoni o giacimenti, fortemente identitari, ma immutabili e statici, in sui “stare”, da fotografare o comunicare. I luoghi incarnano lo spirito di propulsori e diffusori di valore. Questi i presupposti affinché un luogo, oltre alla sua pura espressività geografica o di area o sito con una precisa localizzazione sulla mappa, raggiunga un’immagine mentale costruita attraverso conoscenza, notorietà e significato più astratto, articolato e complesso. Spesso può associarsi ad altri brand o viceversa, altri brand possono sceglierlo per sviluppare insieme, all’unisono, co-branding, collaborazioni, facendo così realizzare il passaggio dal concetto di luogo a quello di PLACE BRAND.
Un luogo diviene un place brand se agisce come brand e, pertanto, si preoccupa di seguire un orientamento di lungo periodo.