Idee senza tempo

Grandi eventi sportivi e legacy

La rubrica presenta, in occasione della ricorrenza dei 50 anni dalla fondazione di SDA Bocconi, una selezione delle idee generate dalla Faculty che hanno fatto scuola nel panorama della ricerca manageriale: rilevanza, concretezza, rigore scientifico e impatto sulle comunità di riferimento i 4 punti cardinali del percorso proposto. L’iniziativa di SDA Insight è parte del più ampio progetto «50anni di idee».

Nei prossimi anni in Italia si svolgeranno le Olimpiadi invernali di Milano-Cortina (2026), i Giochi del Mediterraneo a Taranto (2026) e ci sarà la candidatura del nostro Paese agli Europei di calcio (2032); si terranno inoltre una serie di grandi eventi sportivi che vengono organizzati annualmente, tra i principali il Giro d’Italia, il Gran Premio di Formula Uno di Monza e le ATP Finals di tennis a Torino (dal 2021 al 2025). Ma che cosa resta di un grande evento sportivo dopo che si è corsa l’ultima gara o si è giocata l’ultima partita? Come si possono giustificare le ingenti spese per l’organizzazione di tali eventi se la città ospitante rimane piena di debiti, con un’eredità sociale e paesaggistica negativa e con strutture costose e sottoutilizzate? Le Olimpiadi di Montreal del 1976 sono state un successo sportivo, ma i cittadini di quella città ne hanno ripagato il debito solo nel 2006. La Grecia ci ha regalato dei Giochi estivi memorabili nel 2004, così come Torino per i Giochi invernali del 2006, ma molte delle infrastrutture sportive sono a oggi poco utilizzate. Questi esempi spiegano la crescente preoccupazione del CIO – e della FIFA – nel non limitare a pochi grandi momenti, per quanto straordinari o stimolanti possano essere, la portata dei grandi eventi sportivi. Sempre più spesso, infatti, questi non devono solo avere un successo fine a se stesso, ma devono anche sopportare il peso di una grande aspettativa pubblica: rinnovare una città, migliorare un’economia, rilanciare una nazione. È infatti importante comprendere che una legacy negativa non consiste soltanto nel mancato sfruttamento delle infrastrutture dopo il termine dell’evento, ma si tratta del mancato sfruttamento del pieno potenziale dell’evento stesso.

Le istituzioni e i governi nazionali, assillati dalle critiche politiche e dalle proteste dell’opinione pubblica per l’aumento dei costi, si trovano sempre più spesso a dover considerare non solo la competizione sportiva di per sé, ma anche la rilevanza dell’evento come investimento sostenibile, e i relativi rischi e benefici. Lasciare qualcosa di valore alla collettività è il modo migliore per affrontare queste critiche. In altre parole, l’eredità giustifica la spesa sia per l’ente promotore sia per la nazione o la città ospitante. Così come il CIO ha formalmente inserito la legacy nel suo statuto, anche la FIFA si è sempre più preoccupata di utilizzare gli eventi sportivi per lo sviluppo economico e sociale di un territorio. Tuttavia, i grandi organizzatori di eventi e rightsholder sono comunque portati a pensare a un eccellente svolgimento dell’evento e della sua trasmissione a livello internazionale per una serie di motivi economici, lasciando ai rispettivi territori l’autonomia di lavorare sulla legacy quando i riflettori si sono spenti.

Alla luce di queste considerazioni economico-manageriali, nel volume Routledge Handbook of Sport and Legacy. Meeting the Challenge of Major Sports Events, da me curato assieme a Richard Holt e pubblicato nel 2015, diversi autori descrivono, tramite casi di studio, vantaggi e rischi che i decisori pubblici devono affrontare nell’organizzazione di un grande evento sportivo. Questo sempre nell’ottica di garantire una solidapluralità di impatti: economici, sociali, politici, culturali e, naturalmente, sportivi.

Questo manuale identifica le eredità in tutte queste categorie e nelle sue varie combinazioni, nella consapevolezza che non esista un’unica teoria o modello da applicare. La gamma di casi esaminati mostra anzi quanto possa essere vario e complesso identificare impatti a breve e a medio-lungo termine coerenti rispetto alle caratteristiche dell’evento e del territorio.

Convenzionalmente la legacy è stata divisa in hard e soft, o tangibile e intangibile. La legacy hard o tangibile è la più ovvia e facilmente comprensibile, quasi sempre connessa a impatti economici nel breve periodo, sebbene le sue diverse manifestazioni siano varie, complesse e interconnesse. Un obiettivo chiave di questo manuale è invece esplorare la notevole gamma e l’importanza della legacy soft o intangibili: queste includono gli impatti sociali, politici, sportivi e quelli legati al capitale umano, che vanno dalla formazione di base fornita ai volontari alle competenze manageriali altamente specializzate. Queste sono tutte forme di impatto che si possono ottenere in un territorio esclusivamente attraverso l’organizzazione di un grande evento sportivo e che il semplice investimento di denaro non consente di raggiungere.

Un’altra distinzione dovrebbe essere fatta tra legacy pianificata, che significa integrare un grande evento nella più ampia strategia di trasformazione di una città o di una regione, e legacy emergente, che consiste in effetti non pianificati generati dall’evento stesso e che di solito emergono nel lungo periodo. Per esempio, in Italia, a partire dalle Olimpiadi di Torino del 2006, in maniera emergente, si sono sviluppate competenze, reti e capitale umano intorno all’industria dei grandi eventi. Anche se non ci sono dati oggettivi, è evidente che negli anni successivi questo abbia portato all’assegnazione di EXPO 2015 e anche alla vittoria delle prossime Olimpiadi invernali di Milano-Cortina. Sarà la prima edizione dei Giochi che si svolgerà in due regioni differenti coinvolgendo più comuni, dando la possibilità di consolidare la vocazione sportiva e turistica delle Alpi italiane e dando ulteriore prestigio a Milano, una delle poche città al mondo ad aver organizzato sia Olimpiadi sia EXPO.

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