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Con il corporate venture capital le aziende familiari spingono l’innovazione

15 settembre 2025/DiMario Daniele Amore
Con il corporate

Le imprese familiari sanno essere innovative? Due studi recenti di Mario Daniele Amore e alcuni colleghi affrontano il tema da due punti di vista complementari: l’innovatività delle aziende familiari a seconda delle caratteristiche dell’amministratore delegato e l’innovazione mediata da attività di venture capital familiare. Oggi affrontiamo il secondo dei due temi.

Le grandi imprese familiari si stanno rivelando protagoniste nel finanziamento di startup. Un nuovo studio condotto da Mario Daniele Amore, Samuele Murtinu e Valerio Pelucco mostra che negli Stati Uniti quasi un terzo di tutti gli investimenti di corporate venture capital (CVC) – ossia gli investimenti in startup effettuati da aziende consolidate – proviene da aziende a controllo familiare.

Non solo queste imprese familiari investono attivamente nelle nuove imprese, ma lo fanno con strategie più efficaci: preferiscono co-investire insieme ad altri partner di alto profilo, si concentrano su startup vicine al proprio settore e territorio, e ottengono in media risultati migliori in termini di exit di successo.

È vero che la percentuale di CVC delle aziende familiari corrisponde, grosso modo, alla loro quota sul totale delle medio-grandi americane, ma l’opinione più diffusa prima di questa analisi era che le familiari fossero poco attive su questo fronte. La ricerca dimostra, invece, che le aziende di famiglia sono un motore importante del venture capital aziendale e riescono a tradurre i loro investimenti in percentuali maggiori di IPO, acquisizioni o altri esiti positivi rispetto alle aziende non familiari.

Il contesto

Il corporate venture capital è la pratica attraverso cui aziende affermate investono capitale in startup emergenti, spesso tramite fondi o bracci operativi dedicati. Negli ultimi due decenni, questa forma di investimento ha conosciuto una crescita notevole: si stima che nel 2019 gli investimenti CVC rappresentassero circa il 15% di tutto il capitale di ventura negli Stati Uniti.

A differenza dei fondi di venture capital indipendenti, focalizzati su ritorni finanziari rapidi, le iniziative di CVC mirano anche a creare sinergie strategiche tra la grande impresa e le startup partecipate. Ad esempio, una società industriale potrebbe finanziare una startup tecnologica promettente per integrarne l’innovazione nei propri prodotti.

Nonostante la crescente importanza del CVC, il ruolo specifico delle imprese a controllo familiare in questo ambito è rimasto in gran parte inesplorato.

Le imprese familiari sono diffuse in tutto il mondo e spesso presentano uno stile gestionale e obiettivi differenti dalle società a proprietà dispersa. Ci si può quindi aspettare che anche nel CVC adottino approcci diversi, ma la letteratura non aveva finora affrontato la questione direttamente.

La ricerca

Lo studio di Amore, Murtinu e Pelucco ha esaminato tutti i contratti di corporate venture capital negli Stati Uniti dal 2000 al 2017. In questo periodo sono state censite 8.286 operazioni di CVC, per ciascuna delle quali gli autori hanno identificato se l’investitore corporate fosse un’impresa a controllo familiare.

La presenza delle famiglie nel CVC risulta tutt’altro che marginale: ben 2.382 operazioni, pari a circa il 29% del totale, hanno visto come investitore una corporate controllata da una famiglia. In termini di capitali, le imprese familiari hanno partecipato a investimenti per circa 12 miliardi di dollari, rispetto ai 20,9 miliardi investiti da aziende non familiari nello stesso campione.

Conclusioni e implicazioni

Oltre a quantificare il fenomeno, la ricerca indaga come le aziende familiari investono nelle startup e con quali risultati. Le evidenze indicano differenze significative di strategia rispetto alle altre imprese. Innanzitutto, le aziende familiari tendono a investire in cordata, cioè in sindacato con altri investitori, molto più spesso delle aziende non familiari. Non solo partecipano a round di finanziamento con un numero maggiore di co-investitori, ma scelgono partner di investimento con una migliore reputazione. Questo approccio collaborativo aiuta a mitigare i rischi, offrendo una sorta di “second opinion” sulle startup target e condividendo competenze complementari nella valutazione e monitoraggio dei progetti.

In parallelo, le imprese familiari mostrano una preferenza per startup attive nel loro settore industriale principale e geograficamente vicine. Investire in campi che la famiglia già conosce riduce le asimmetrie informative e facilita il controllo sull’andamento del progetto, confermando che queste aziende adottano un approccio prudente e mirato nel venture capital.

Da notare che tali comportamenti sono particolarmente pronunciati quando la posizione di CEO è ricoperta da un membro della famiglia. Al contrario, nelle imprese familiari gestite da un manager esterno, le strategie di CVC assomigliano di più a quelle delle aziende non familiari.

Queste scelte strategiche si riflettono in esiti concreti. I venture capital corporate a guida familiare ottengono performance migliori: le startup da loro finanziate hanno maggiori probabilità di raggiungere un exit di successo, come una quotazione in borsa o un’acquisizione redditizia.

Le imprese familiari, insomma, sono capaci di produrre innovazione anche attraverso strumenti sofisticati come il CVC. Questo genere di attività è ancora poco diffuso tra le aziende familiari italiane, pur con alcune notevoli eccezioni. La sua introduzione è una sfida impegnativa, ma che vale assolutamente la pena di affrontare.

Amore, M.D., Murtinu, S., & Pelucco, V. (2025). “Family firms in entrepreneurial finance: The case of corporate venture capital.” Journal of Banking and Finance, 172, 107391. DOI: https://doi.org/10.1016/j.jbankfin.2025.107391.

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