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Opinioni

Tre passi necessari per sviluppare una blue finance che supporti la blue economy

Perrini

Il valore complessivo dello stock di Capitale Naturale Blu è stimato in oltre 24.000 miliardi di dollari a livello globale, di cui 5.600 miliardi nel solo Mediterraneo. Questi asset naturali generano flussi economici significativi: l’economia del mare globale produce un valore aggiunto stimato tra 1.500 e 2.600 miliardi di dollari annui, con proiezioni che indicano una crescita fino a 3.000 miliardi entro il 2030.

La blue economy amplia il concetto dell’economia del mare, integrando i principi di sostenibilità ambientale e sociale. Si concentra sull’uso responsabile delle risorse dell’oceano per promuovere la crescita economica, migliorare i mezzi di sussistenza e creare occupazione, garantendo al contempo la salute degli ecosistemi marini.

Per accompagnare la transizione verso una blue economy compiuta, è importante mobilitare ingenti risorse pubbliche e private, attraverso una combinazione di strumenti che includono fondi strutturali, programmi di ricerca, strumenti finanziari dedicati come i blue bond, fondi di investimento sostenibile, impact investing e meccanismi come i pagamenti per i servizi ecosistemici (PES, strumenti economici volontari che incentivano la conservazione e la gestione sostenibile degli ecosistemi attraverso transazioni tra fornitori e beneficiari dei servizi).

Nella ricerca con cui il Sustainability Lab di SDA Bocconi School of Management lancia il suo Blue Monitor, oltre a censire gli strumenti europei e nazionali, pubblici e privati, già a disposizione delle imprese, indica alcune azioni necessarie allo sviluppo di una finanza maggiormente orientata a raccogliere e investire risorse nella blue economy (la cosiddetta blue finance):

  • Un ruolo importante lo giocheranno la consapevolezza e il rigore. In primo luogo, è necessario promuovere l’adozione di criteri di sostenibilità e di valutazione dell’impatto ambientale nell’erogazione dei finanziamenti e nell’allocazione degli investimenti. Per farlo, servono metriche e indicatori specifici per misurare con precisione le pressioni sugli ecosistemi marini. È inoltre essenziale disporre di KPI standardizzati e scientificamente fondati. Lo sviluppo di un quadro integrato di indicatori specifici, come quello promosso dalla Ocean Disclosure Initiative (ODI), rappresenta un tentativo strutturato di colmare questo vuoto. Integrare KPI sistematici negli strumenti finanziari sostenibili è un passaggio decisivo per allineare gli obiettivi finanziari con la tutela del Capitale Naturale Blu.
  • L’efficacia degli strumenti pubblici, europei e nazionali, dipende in larga misura dalla loro capacità di operare in sinergia, dando vita a un sistema integrato di finanziamento. Gli attori coinvolti (pubbliche amministrazioni, imprese, mondo della ricerca, comunità locali) devono sviluppare le competenze necessarie per accedere a tali strumenti e utilizzarli al meglio, elaborando progetti integrati che possano beneficiare in modo complementare di diverse linee di finanziamento. Una delle sfide principali da affrontare è il coordinamento tra i diversi livelli di governo e la definizione di una programmazione a lungo termine che vada oltre la natura temporanea di strumenti come il PNRR.
  • Infine, è necessario sostenere l’ecosistema dei programmi di incubazione, accelerazione e venture capital, promossi sia da soggetti pubblici che privati. Questi programmi favoriscono l’innovazione nella blue economy, offrendo supporto finanziario e servizi alle imprese in fase iniziale o in crescita. Iniziative come BlueInvest dell’UE, acceleratori nazionali e fondi di venture capital specializzati necessitano di un sostegno continuativo. L’obiettivo è favorire la nascita di una nuova generazione di imprenditori capaci di sviluppare soluzioni innovative per la conservazione e l’uso sostenibile del Capitale Naturale Blu.