Nati in classe

Flower Burger tutti i colori del gusto

Nata nel 2015 dall’idea di un alumno MISA, la catena di hamburgerie 100% veg Flower Burger conta già 15 locali in Europa ed è pronta a sbarcare in California

C’è voluto un po’ di tempo ma alla fine l’idea giusta è arrivata. Matteo Toto, nel 2009 alumno MISA, il Master in Imprenditorialità e Strategia Aziendale di SDA Bocconi, nel 2015 ha dato vita a Flower Burger, la catena di hamburgerie 100% veg.

 

«Durante un viaggio in Polonia» ricorda Matteo «mi sono imbattuto in questa piccolissima hamburgeria vegana in cui era praticamente impossibile entrare a causa della lunga coda all’ingresso. Sono sempre stato appassionato di gastronomia e ho pensato che Milano sarebbe stata la città perfetta per aprire una mia hamburgheria gourmet 100% vegana, un concept che in città ancora non esisteva».

 

Oggi Flower Burger conta 15 locali di cui 3, tutti a Milano, a gestione diretta, gli altri 12 sono invece in franchising, 2 dei quali all’estero (Marsiglia e Londra); ha un fatturato di 3,8 milioni di euro e dal 2016 al 2019 ha registrato una crescita costante del 15% annuo.

 

«Molto di ciò che ho realizzato lo devo al MISA e ai consigli ricevuti dai docenti SDA Bocconi che non ho mai smesso di stressare anche anni dopo la graduation» ricorda ridendo Matteo. «L’aiuto più importante l’ho ricevuto nella costruzione della visione d’insieme della mia attività, nella definizione di una prospettiva che tenesse conto delle varie parti di cui un’attività imprenditoriale si compone: dal customer target alla value proposition, fino, nel mio caso, alla struttura fisica dei negozi».

 

Flower Burger ha avuto il grande merito di rendere attrattiva e interessante la cucina vegana, che in quegli anni era guardata con molta diffidenza. I panini colorati, i prodotti di alta qualità, i ristoranti con arredi pop e psichedelici sono state le chiavi d’accesso a un mercato molto difficile come quello del food e gli elementi identitari con cui è riuscita ad arrivare a tutti i tipi di consumatori. Solo il 10% dei clienti di Flower Burger è infatti vegano o vegetariano, mentre la grande maggioranza è composta da curiosi attratti da un’offerta gastronomica sana e sostenibile come quella interamente a base vegetale.

 

Ma il successo di Flower Burger va ricercato anche nel business model della società. I negozi a gestione diretta, quelli in franchising e il laboratorio di produzione dei panini e degli hamburger che rifornisce tutti i locali del marchio sono le tre business unit che permettono di generare introiti su 3 differenti linee di profitto. Inoltre, grazie al fondo Buono Ventures, entrato nel 2020 in Flower Burger con un investimento di 3,5 milioni di euro, è in corso una fase di espansione internazionale che porterà all’apertura di sei nuovi locali in Europa e una ghost kitchen in California entro la fine del 2021.

 

L’anno difficile appena trascorso ha avuto forti ripercussioni sulla ristorazione, un comparto che più di altri ha subito i limiti alla circolazione delle persone. «Inutile nasconderlo» racconta Matteo «il calo del fatturato c’è stato. Tuttavia, grazie al delivery, a una nuova app e ad alcune campagne marketing mirate – per esempio il Barbie Burger rosa lanciato con la Mattel – siamo riusciti a contenere le perdite. Se prima il delivery costituiva il 10-15% del fatturato giornaliero medio di un locale, in tempo di pandemia questo si avvicina al 50-60%. È un dato di realtà con cui dover fare i conti ma che non ci deve far dimenticare che, una volta tornati alla normalità, le persone avranno voglia di uscire e tornare a frequentare i nostri ristoranti. È per questo che stiamo lavorando a nuove aperture, pensando al futuro e lavorando come se la pandemia non ci fosse più».

 

 

Flower Burger tutti i colori del gusto

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