
Il mare vale oro: perché il Capitale Naturale Blu è un asset strategico

Un oceano di opportunità, nel senso più letterale del termine. Il Capitale Naturale Blu, ovvero l’insieme di risorse, ecosistemi e servizi ecosistemici legati agli ambienti marini e costieri, rappresenta una risorsa di valore inestimabile per l’economia globale. Secondo il WWF, il suo stock supera i 24.300 miliardi di dollari. Le attività legate all’economia del mare, dalla pesca all’energia rinnovabile offshore, generano un valore aggiunto annuo compreso tra 2.500 e 3.000 miliardi di dollari.
Eppure, questo patrimonio resta largamente invisibile nei bilanci e nelle strategie aziendali. Il Sustainability Lab di SDA Bocconi School of Management, insieme a Intesa Sanpaolo, inaugura il Blue Monitor con una ricerca che punta a colmare questo gap, evidenziando come la tutela e la valorizzazione del Capitale Blu non siano solo un dovere ambientale, ma una straordinaria occasione di crescita sostenibile, innovazione e competitività per aziende e istituzioni.
Le domande
Il concetto di Capitale Naturale è ormai entrato nel lessico della sostenibilità. Ma cosa significa applicarlo al contesto marino e costiero? La letteratura scientifica ha tradizionalmente trascurato il valore economico dei servizi ecosistemici offerti dal mare, limitandosi a stime frammentarie o parziali.
La ricerca nasce per rispondere a tre domande centrali:
- Qual è il reale valore economico dei servizi forniti dagli ecosistemi marini e costieri?
- Quali benefici concreti possono derivare da una loro gestione sostenibile?
- Come possono imprese e policy maker integrare il Capitale Blu nei propri modelli decisionali?
Lavoro sul campo
I ricercatori della SDA Bocconi hanno analizzato 1.537 osservazioni puntuali tratte da 595 studi scientifici, elaborando una valutazione monetaria dei servizi ecosistemici erogati dagli ambienti marini e costieri. I dati sono stati standardizzati in dollari internazionali (una valuta ipotetica utilizzata per confrontare il potere d'acquisto tra diversi paesi, tenendo conto delle differenze nei prezzi locali e nel costo della vita) per ettaro per anno ($/ha/anno).
Che cos'è il Capitale Naturale Blu?
- Blue economy: amplia il concetto dell’economia del mare, integrando i principi di sostenibilità ambientale e sociale. Si concentra sull’uso responsabile delle risorse dell’oceano per promuovere la crescita economica, migliorare i mezzi di sussistenza e creare occupazione, garantendo al contempo la salute degli ecosistemi marini.
- Capitale Naturale Blu: l’insieme di risorse naturali marine, come biodiversità, habitat ed ecosistemi, che generano servizi vitali per economia e società.
Quanto vale?
- Servizi ecosistemici marini: 3.750 $/ha/anno.
- Servizi ecosistemici costieri: 3.558 $/ha/anno.
Nei mari, il valore si concentra su servizi culturali (valori estetici, turismo) e di supporto (biodiversità); lungo le coste dominano i servizi di approvvigionamento (cibo e acqua) e di regolazione (protezione da eventi estremi, qualità dell’aria e dell’acqua). La moderazione degli eventi estremi, per esempio, si riferisce alla capacità degli ecosistemi naturali, come le barriere coralline, le mangrovie o le praterie marine, di ridurre l’impatto di eventi climatici estremi, come uragani, tempeste, inondazioni e mareggiate.
Alcuni esempi significativi di valore blu:
- La moderazione degli eventi estremi vale fino a 13.794 $/ha/anno.
- I valori di esistenza e lascito (benefici non materiali che derivano dalla semplice consapevolezza che un certo ecosistema, una specie o un paesaggio esistono, anche se non li si utilizza direttamente) arrivano a 15.811 $/ha/anno.
- Le materie prime fornite dal mare superano i 14.000 $/ha/anno.
- Il settore della pesca e acquacoltura ha generato nel 2022 una produzione di 223,2 milioni di tonnellate, per un valore di 472 miliardi di dollari.
Guardando avanti
I dati parlano chiaro: il Capitale Naturale Blu è un asset economico a tutti gli effetti. Ignorarlo significa rinunciare a opportunità di sviluppo, efficienza e leadership sostenibile.
Per non perdere queste opportunità, le imprese dovrebbero investire in biotecnologie marine e materiali innovativi (es. collagene da scarti della pesca); migliorare la gestione del rischio climatico; entrare in filiere ad alto valore aggiunto come l’energia eolica offshore, che già oggi produce 70 GW a livello globale, con ritorni stimati fino a 17 dollari per ogni dollaro investito.
I policy maker dovrebbero promuovere soluzioni basate sulla natura (Nature Based Solutions) come mangrovie e praterie marine, capaci di assorbire fino a 3 GtCO₂ l’anno, sviluppare aree marine protette che possono aumentare la biomassa ittica fino a sei volte, garantire la sicurezza alimentare globale: oggi il 17% delle proteine animali consumate nel mondo proviene dal mare.





