Basta osservare in primis la nostra tipica reazione di fronte all’assedio (a volte riesce davvero difficile trovare un’altra definizione) continuo di dati, informazioni e richieste: ricorriamo a scorciatoie che spesso ci fanno guadagnare nel breve (e.g. rapidità di esecuzione di un compito) ma poco nel lungo periodo (e.g. costruzione di una relazione). Tipico esempio: velocizzare l’ascolto dei messaggi vocali. Il più delle volte questo ci priva della possibilità di ascoltare parte integrante del messaggio come il tono della voce, le pause utilizzate, etc. – tutti elementi essenziali per comprendere a fondo il detto e il non detto all’interno di una comunicazione.
Così facendo, abbiamo sviluppato e consolidato una serie di abitudini che ci rendono meno efficaci – nonostante superficialmente crediamo il contrario – e questo perché nella gestione del volume delle informazioni che riceviamo non ci siamo ancora soffermati sulla necessità di trovare il tempo per comprendere e riflettere sul loro reale significato.
Il nostro cervello immagazzina i diversi tipi di informazioni in vasti circuiti e solo quando gli viene lasciato il tempo e lo spazio di riposare in una concentrazione aperta e rilassata, può vagare in libertà e imbattersi in fortunate associazioni di pensieri. Le cosiddette intuizioni, meccanismi fondamentali alla base del progresso umano e scientifico. Nel susseguirsi di email, messaggi, notifiche, urgenze, lo spazio libero per innovare non si crea in automatico. A tal proposito occorre ricordarsi, come diceva Einstein, che “la mente intuitiva è un dono sacro e la mente razionale è un fedele servo. Abbiamo creato una società che onora il servo e ha dimenticato il dono”.
È necessario ricreare intenzionalmente quello che Goleman definisce bozzolo creativo. Uno spazio (e un tempo) protetto, capace di preservare il valore della nostra attenzione e di creare le giuste condizioni per generare nuove idee.
Cosa dite, può essere un buon proposito per questa ripresa?