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Essere o non essere?

Il mondo cambia, si trasforma in continuazione. Il richiamo a rimanere concentrati sul risultato è sempre più affiancato dall’invito a considerare e curare, in primis, il processo che porta a quest’ultimo. Il processo infatti è il “luogo” dove si genera energia, si coltivano nuove competenze, si apprendono nuovi mindset.

 

Nel prestare attenzione al processo, grande enfasi è posta sulla comunicazione, che avviene a vari livelli. A livello organizzativo, si cerca una comunicazione chiara, trasparente e positiva di ciò che rappresenta la mission e i valori aziendali. Fondamentale per conseguire all’interno un clima organizzativo fondato su fiducia e collaborazione, ma altrettanto importante verso l’esterno per attrarre nuovi talenti.

 

A livello individuale, si cerca una comunicazione fondata sull’ascolto attivo di ciò che ci circonda che consiste in un’attenzione e una partecipazione comunicativa costante. È fondamentale ascoltare volendo, desiderando capire la “lingua” del nostro interlocutore, non solo attraverso le sue espressione verbali, ma anche non verbali quali gesti, espressioni, tono della voce. Non solo. In un processo comunicativo reale occorre la disponibilità reciproca ad adattare il proprio stile e le proprie reazioni al linguaggio e le percezioni altrui. Sono queste le basi di una comunicazione assertiva che ha come scopo primario quello di creare relazioni solide e positive. Si esprime la propria opinione in modo semplice ed oggettivo, coinvolgendo l’altra persona e facendola sentire parte integrante di tutto il discorso e il progetto che vi sta dietro.

 

La comunicazione da sola però non basta. I manifesti pubblicitari di qualunque genere o tipo, in sé per sé, non sono più sufficienti. Possiamo raccontare con grande convinzione e passione le nostre idee e la nostra visione. Possiamo perfino riuscire a farlo in modo rispettoso del contesto in cui ci troviamo a vivere e delle persone che ci circondano. Ma non possiamo dimenticarci che l’essere testimoni è la chiave di tutto. La comunicazione vera avviene in primis tramite noi stessi, i nostri comportamenti, il nostro agito.

Ciò che realmente facciamo ogni giorno e le decisioni che prendiamo arrivano molto prima di qualunque parola o frase pronunciata. E possono smascherare qualunque buon proposito, qualunque immagine o visione a cui apparentemente aspiriamo.

Basta pensare a come imparano gli apprendisti per eccellenza, ovvero i bambini. Apprendono per imitazione. Imitano i comportamenti, ciò che vedono realmente accadere davanti a loro. Le parole non bastano, non sanno bene cosa farsene di bei discorsi. Loro osservano e ripetono i gesti, perché ai loro occhi è ciò che più di tutto li introduce alla scoperta del mondo.

La nostra credibilità e autenticità sono legate sempre di più a chi siamo, rispetto a ciò che diciamo, alle energie e la serietà che decidiamo di mettere in gioco nel qui ed ora, che si tratti della riunione più importante dell’anno o della chiacchierata con un collega nel corridoio dell’ufficio.

Non è un problema di coerenza, ma di convinzione. Perché se siamo realmente convinti della bontà di un certo tipo di approccio, non abbiamo bisogno di sforzarci per metterlo in pratica, ma al contrario, facciamo fatica a non farlo, anche quando non intravediamo un ritorno immediato.

 

Solo attraverso una testimonianza passa la vera autorevolezza, leva indispensabile per chi vuole guidare e promuovere trasformazioni profonde nella realtà in cui viviamo.

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