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Come posso esserti d'aiuto?

Domanda che la maggior parte di chi oggi occupa posizioni di leadership vorrebbe sentirsi porre dai propri collaboratori. Spesso ci si lamenta di collaboratori pigri, poco reattivi e proattivi. Si vorrebbe maggior spirito d’iniziativa e disponibilità a mettersi in gioco.

 

Ma abbiamo mai riflettuto su come abbiamo abituato i nostri collaboratori?

 

Quando e perché si rivolgono a noi? È per avere informazioni e soluzioni a problemi? Il tipo di domande che ci rivolgono dice molto del tipo di leadership che stiamo mettendo in pratica. Se il tipo di relazione che abbiamo stabilito è fondato sull’immagine del capo accentratore, probabilmente il massimo che possiamo ottenere dai collaboratori è un potenziamento del loro grado di reattività, ma raramente si vedrà un miglioramento in termini di proattività.

Tutt’altro scenario si presenta quando è il leader stesso a domandare “Come posso esserti d’aiuto?”.

In sé, è una domanda semplice, ma, quando posta da un capo, implica una serie di aspetti per nulla banali, che lasciano trasparire un approccio alla leadership efficace, positivo e lungimirante.

 

In primis, traspare una profonda condivisione degli obiettivi. Alla base della domanda “come posso esserti d’aiuto?” esiste necessariamente un perfetto allineamento rispetto alle priorità. Quante volte ci prendiamo il tempo e impieghiamo l’attenzione necessari a verificare che le nostre intenzioni circa gli obiettivi di team coincidano e siano in sintonia con quelle dei nostri collaboratori? Quante volte diamo per scontato che contenuti, tempistiche, persone e competenze coinvolte nel raggiungimento di un determinato obiettivo risultino chiari e funzionali allo stesso? Compito del leader è quello di chiarire costantemente gli obiettivi ai propri collaboratori e riallinearli rispetto alle priorità organizzative, in modo che ad ognuno sia chiaro in ogni momento come sta contribuendo al successo aziendale. Un noto esempio di questo (che si tratti di una leggenda o meno rende bene l’idea!) è quello in cui si racconta di un addetto alle pulizie alla NASA: gli fu chiesto cosa facesse per vivere. Lui, senza usare mezzi termini, rispose che contribuiva a portare gli uomini sulla luna. Sapeva infatti che sebbene il suo lavoro giocasse solo una piccola parte nel complesso, era comunque una parte necessaria e che se non lo avesse svolto correttamente, questo avrebbe avuto conseguenze ad altri livelli e sul sistema nel suo complesso.

 

In secondo luogo, la richiesta “come posso esserti d’aiuto?” da parte del capo implica una totale ownership del collaboratore rispetto a un particolare progetto o un task specifico. Un capo che rivolge questa domanda ad un membro del suo team, sta implicitamente dicendo “tu conosci talmente a fondo ciò su cui stai lavorando che io non posso fare altro che preoccuparmi di fornirti il miglior supporto possibile perché tu possa raggiungere l’obiettivo”. Se, infatti, è vero che compito fondamentale della leadership è quello di creare nuovi leader, questo modo di gestire le proprie risorse è certamente funzionale a questo scopo. Qualunque ruolo stiano ricoprendo i propri collaboratori, è necessario che questi conoscano a fondo il loro “terreno di gioco”, essendo pronti a discuterne le varie sfaccettature, metriche delle performance e analisi aziendali più rilevanti. È inoltre molto importante che conoscano il ruolo che ricoprono anche in relazione alle altre parti dell’azienda in modo che sappiano dimostrare e difendere in ogni momento il valore del proprio contributo. In ultimo, è necessario che siano pronti ad adottare una mentalità “no excuses” rispetto alle proprie responsabilità ed eventuali fallimenti, in modo da rendere solida la propria autocoscienza.

 

Da ultimo, vi è una grande manifestazione di fiducia da parte del capo nei confronti del proprio collaboratore in quanto, tramite la domanda “come posso esserti d’aiuto?”, l’intenzione è quella di privilegiare la prospettiva dell’ultimo sul problema in questione e di onorare la richiesta che ne consegue senza dubitare della sua validità. La fiducia e la delega sono oggi principi chiave su cui ruota la gestione dei team più innovativi. Un leader capace di operare in tal senso è un leader che ha compreso a fondo il valore unico di ogni suo collaboratore e i vantaggi che derivano dalla valorizzazione di quest’ultimo. È un leader che ha capito che gli obiettivi si raggiungono con e attraverso le persone, e che quindi sono proprio le persone a rappresentare la chiave del successo. Ed è talmente radicata tale convinzione, da mettersi lui o lei stesso/a al loro servizio, perché sussistano le migliori condizioni per il perseguimento degli obiettivi condivisi.

 

Non restano dubbi, quindi. Questa domanda, per quanto apparentemente banale, educa e, se posta al centro della propria leadership, porta con sé risultati straordinari a livello relazionale e di performance.

Se siete disposti a prendervi il rischio di scommettere sulle vostre persone e riconoscete in voi il desiderio di vederle crescere e fiorire, non esitate, la ricetta è semplice: lasciate che sia questa domanda a guidare i vostri meeting e momenti di confronto. Non resterete delusi.

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