Oltre le piramidi, verso nuovi modelli di leadership

Le organizzazioni stanno mutando, per effetto della rivoluzione sociale, culturale e tecnologica in atto. Apparentemente i modelli tradizionali di leadership sembrano essere inadeguati di fronte alla domanda di orizzontalità, collaborazione e condivisione avanzata dalle nuove generazioni. È intorno a questo tema che si è sviluppata la tavola rotonda nell’ambito del progetto #embawomen dedicato ai candidati e gli alumni del programma Executive MBA di SDA Bocconi.

Moderate da Enzo Baglieri e Renata Trinca Colonel, rispettivamente Direttore e Coordinatore del programma EMBA, le tre ospiti della tavola rotonda, Ilaria Bertizzolo, Head of Coverage Large Corporates in CDP Cassa Depositi e Prestiti, Giovanna Gallì, Leader Financial Services Practice in Spencer Stuart, e Cristina Pozzi, CEO & Co-founder di Impactscool, nonchè autrice del libro "Benvenuti nel 2050" (Egea 2019), si sono interrogate e hanno provato a disegnare il profilo del leader del prossimo futuro.

“È sorprendente come oggi chi comanda deve continuamente preoccuparsi di legittimare il proprio ruolo. Un tempo non era così, fino a una decina di anni fa tutto era basato sul rispetto per l’autorità in quanto tale. La leadership non era costantemente messa in discussione, oggi l’uomo solo al comando non è più efficace” commenta Enzo Baglieri. “In un mondo dinamico, occorrono leader con tre caratteristiche principali: pensiero strategico, capacità di collaborare, e capacità di portare risultati. Questi per noi sono i candidati ideali” commenta Giovanna Gallì.

“Questo è molto chiaro nelle start-up dove tutto è, e deve essere, improntato su fiducia, legittimazione del proprio ruolo e capacità di delega” aggiunge Cristina Pozzi.

“Questo cambiamento di paradigma e priorità è una sfida per le aziende, perché questo è uno dei fattori su cui si basa il loro grado di attrattività rispetto alle nuove generazioni. C’è un profondo cambiamento in atto. Il singolo individuo oggi ha un ruolo fondamentale in azienda, non si può più chiedergli di dedicarsi alla mera execution. Per innovare bisogna cambiare il modo di concepire il rapporto tra il capo e i propri collaboratori” dice Ilaria Bertizzolo.

Tutto sommato, uno scenario di stile di leadership più orizzontale, meno piramidale, sembra anche più coerente con la cultura femminile. “Sogno che almeno il 25% degli amministratori delegati italiani siano donne” afferma senza alcuna esitazione Giovanna Gallì. E aggiunge “Il talento delle donne è ancora diluito da qualche parte che non conosciamo”. Secondo Ilaria Bertizzolo, una ripartizione equa nel top management a livello di genere rifletterebbe la composizione che si ha normalmente tra i neo-laureati e che per qualche motivo (alcuni ben noti, come le scelte personali di natura familiare) si sovvertono più o meno intorno ai 35 anni. Bisognerebbe preoccuparsi di creare un sistema a livello organizzativo e sociale che supporti il mantenimento della giusta diversità fra i 25 e i 40 anni, solo così si potrebbe evitare il collo di bottiglia dei 35 anni.

“Il futuro dipende dal presente. Un ruolo importante lo ha anche il nostro linguaggio – aggiunge Cristina Pozzi - Ad esempio abbiamo parlato di “uomo solo al comando”. Mi auguro riaprendo gli occhi tra qualche anno di sentir parlare di “umano” al comando.”

Tuttavia, rimane ancora un dato oggettivo: secondo una ricerca svolta nel 2019 con l’obiettivo di delineare il DNA dei CEO italiani, i dati raccolti su più di 500 profili analizzati mostrano che solo il 5% delle donne oggi ricopre la posizione apicale massima. Le disposizioni di legge che obbligano le aziende quotate ad avere nei board una componente pari ad almeno il 30% stanno facendo il loro effetto e oggi la presenza femminile nei board è pari a circa il 36%. Siamo ancora comunque lontani dal 50% e sorge peraltro anche il dubbio che, oltre al cosiddetto soffitto di cristallo, ci sia proprio una parte di autocensura da parte delle donne, che non si riconoscono nel modello attualmente dominante di leader. La posizione delle tre ospiti è stata su questo punto molto concorde: è necessario promuovere questo nuovo modelli di leadership, abbandonando scelte “comode” e diventando veri e propri agenti di cambiamento.

Le donne devono ascendere a ruoli apicali perché lo meritano e ora più che mai è importante impegnarsi per trovare e incoraggiare esempi virtuosi di leadership a cui vecchie e nuove generazioni possano ispirarsi. Solo così, riaprendo gli occhi, si potrà intravedere un contesto lavorativo sostenibile per tutti, indipendentemente da genere ed età.



SDA Bocconi School of Management