Women & Money, il volto più concreto della (dis)parità di genere

Full-Time MBA

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Chi pensa che l’Otto marzo sia una festa piena di dichiarazioni di principio formali avrebbe dovuto essere presente all’evento Women & Money organizzato in quella data congiuntamente da tre Club (ETHICA, Luxury&Arts e Finance) di partecipanti ai Master di SDA Bocconi.

Dopo le prime battute si sarebbe reso conto che l’incontro tra quattro manager donna e una platea – anch’essa prevalentemente femminile – di giovani partecipanti al Full-Time MBA e ad altri Master della Scuola aveva ben poco di vago e astratto, e che le questioni sul tavolo – come del resto promesso fin dal titolo – erano concretamente legate al business e ai rapporti di lavoro. Ad affrontarle da punti di vista differenti quanto le loro diverse storie professionali – per cominciare a sgombrare il campo dal cliché della “coralità di genere” – c’erano Chiara Berlendi di Badenoch & Clark, Ilaria Bertizzolo di NatWest, Gini Dupasquier di DonnaLab e Tiziana Bocus di Allianz Bank. Nel ruolo di moderatrice – con appassionati contributi al dibattito – Żaneta Motkowicz, Career Development Counselor presso SDA Bocconi.

 

Making money e Managing money: due sguardi sullo stesso mondo, quello del denaro, spesso considerato “difficile” dalle donne. O meglio, da una mentalità strisciante e diffusa – un mix di discriminazione e paternalismo – che attribuisce alle donne altri ambiti di competenza e vede con diffidenza gli sconfinamenti in territori “maschili” come la negoziazione retributiva o la gestione finanziaria. “Le stesse donne spesso faticano a fare domande sullo stipendio, i bonus e altri incentivi economici. Per molte il tabù dei soldi purtroppo è ancora forte”, riconosce Bertizzolo.

 

In fatto di stipendi, la trasparenza è una carta che molte aziende stanno giocando per dimostrare che non esiste un gender pay gap. “Può essere una tendenza positiva”, ammette Dupasquier, “ma stiamo attente e cerchiamo di non essere ingenue: spesso le aziende pubblicizzano le retribuzioni di ingresso che in genere non sono un problema, all’inizio tutti sono pagati uguali. È nel corso della carriera che si crea la differenza”. “Una differenza che agli alti livelli può arrivare anche al 30-40%”, precisa Bocus. Ma il gap ha anche un’altra dimensione, più invisibile: “Una donna deve rimanere ferma nella sua posizione più a lungo di un uomo prima di essere considerata meritevole di una promozione”.

 

“Dobbiamo parlare di talento, non di genere”, ribadisce Berlendi. “Gli uomini non hanno più capacità ma sanno vendere meglio ciò che fanno. Anche quando sappiamo di aver avuto ottimi risultati, noi ce ne stiamo sedute lì ad aspettare che qualcun altro se ne accorga”. “La chiamano Sindrome di Ermione, l’amica di Harry Potter”, aggiunge un’altra relatrice. Del resto è la statistica a confermare queste posizioni: “se le donne sono più della metà della popolazione e delle laureate, non si capisce perché non debbano esserci le stesse proporzioni nel top management delle aziende”. E nel consiglio alle ragazze presenti in sala risuona l’ironia e la forza di certe rivendicazioni: “Le donne ben educate non fanno la storia: non siate timide!”.

SDA Bocconi School of Management

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