Fundraising a Paestum, la scommesa vincente di una alumna MAMA

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Un enorme patrimonio storico e artistico da valorizzare. Sarebbe soltanto uno dei più resistenti luoghi comuni nazionali e uno degli auspici più inattuati se qualcosa non avesse davvero cominciato a muoversi. Una nuova cultura della gestione dell’heritage si sta finalmente facendo strada nel nostro paese. Merito anche di realtà virtuose come quella del Parco Archeologico di Paestum e dei suoi progetti innovativi per garantire la sostenibilità economica della struttura. Quest’anno in mano a Federica Zoe Ferrai Cagidiaco, alumna MAMA - Master in Arts Management and Administration, e vincitrice del bando di gara per l’organizzazione delle attività di fundraising. Cogliamo l’occasione per parlare con lei dei nuovi profili professionali per la gestione dei beni culturali e dell’importanza di una formazione mirata.

L’aggiudicazione della campagna di fundraising a favore del Parco Archeologico di Paestum giunge a coronamento di un lungo percorso lavorativo e formativo. Ce lo racconti partendo dalla fine, cioè proprio dalla partecipazione alla gara

Può sembrare strano ma ho scoperto questo bando tramite i social, sulla pagina facebook del Parco. Considerando la mia esperienza specifica sul posto e la passione che ho verso quella realtà, non potevo non partecipare. È stata una procedura relativamente rapida: nel giro di due mesi è uscita la motivazione di interesse e siamo giunti all’aggiudicazione del bando. Si tratta appunto di gestire per un anno, a partire da giugno 2017, l’intera campagna di fundraising per il Parco Archeologico di Paestum. Il che non significa solo la raccolta fondi con le modalità tipiche del settore artistico-museale, ma anche una serie di attività di comunicazione e marketing, chiaramente da condurre in sinergia con le loro strutture e funzioni interne.

Facendo un passo indietro, Paestum è stata anche la sede della sua internship MAMA. E lì che è nato il suo coinvolgimento nella gestione del Parco? Come si è sviluppato questo legame?

Sono arrivata a Paestum nel luglio 2016. Durante la mia internship ho lavorato proprio sul fundraising, attività che non era mai stata svolta da quella istituzione. Il direttore voleva avviare una sperimentazione affidandola a un tirocinante e la mia esperienza al MAMA era il requisito adatto. Per me è stata una sorpresa sotto molti punti di vista: non conoscevo il luogo, non avevo mai lavorato nella PA. Chiaramente mi sono trovata a confrontarmi con i vincoli e le procedure di un ente pubblico, ma ho trovato anche una grande disponibilità, apertura e coinvolgimento da parte del direttore arrivato da poco a dirigere l’ente, uno degli ottimi “risultati” della riforma Franceschini del 2015. Si percepiva in tutta la struttura una gran voglia di fare e di cambiare. È la conferma che la leadership può fare la differenza anche nella PA.
Ho fatto delle proposte di azione precise e il direttore mi ha dato carta bianca. Ci trovavamo periodicamente per fare il punto della situazione e valutare l’avanzamento del progetto, ma sentivo che lui si fidava di me e del mio lavoro. Senza considerare il fascino del sito archeologico, uno dei luoghi più magici che abbia mai visto. Insomma mi sono trovata talmente bene che poi ho trovato il modo di tornarci.

Una domanda inevitabile per un’alumna MAMA: quanto ha pesato questo specifico percorso formativo sulle sue scelte professionali successive?

In questa scelta il MAMA ha significato tutto. Io venivo da un’esperienza di tutt’altro tipo, come libera professionista della comunicazione ma in settori completamente diversi. Sono stati la formazione umanistica e l’amore per la cultura a spingermi verso il Master. Per me ha voluto dire potenziare delle competenze che già possedevo, acquisirne di nuove e indirizzarle verso un settore specifico che mi appassionava. Ora quello che mi trovo spesso a dire agli studenti alle presentazioni delle edizioni successive è che stanno per affrontare un’esperienza impegnativa sotto tanti punti di vista, ma dopo la quale si coglie subito il valore dell’investimento culturale e professionale fatto.

Che cosa ha aggiunto in particolare il MAMA alla sua formazione umanistica, comune a molti altri partecipanti?

Essenzialmente la visione manageriale, che manca a chi possiede curricula scolastici e universitari di questo tipo e che invece è essenziale per completare il côté professionale necessario per operare con efficacia nella gestione del patrimonio culturale e artistico. MAMA mi ha fatto scoprire delle potenzialità che non credevo di avere. È un’esperienza che allarga gli orizzonti, quelli mentali ancor prima di quelli professionali.

Allargando il campo, ritiene che per la gestione e lo sviluppo del patrimonio artistico e culturale del nostro paese basti riqualificare e valorizzare i ruoli professionali già esistenti o ne servano proprio di nuovi? Un programma come il MAMA può agire in entrambe le direzioni?

È stata la domanda su cui ho articolato anche la mia tesi del Master. Pur considerando i vincoli della PA quali la contrazione delle risorse economiche e il blocco del turnover che ha innalzato l’età media dei dipendenti, nelle amministrazioni ci sono sicuramente delle persone con un grande potenziale di sviluppo che devono essere formate per crescere professionalmente e innovare le strutture dall’interno. Del resto un progressivo rinnovamento delle competenze attraverso la riqualificazione del personale, l’assunzione di nuove figure o i rapporti di consulenza esterna sta già avvenendo e potrà solo continuare e ampliarsi. Quello di Paestum è solo uno dei primi esempi del nuovo modo di funzionare delle amministrazioni. Dopo la riforma Franceschini e la forte spinta verso l’autonomia di gestione degli enti, il modello si diffonderà sicuramente e ci sarà sempre più bisogno di competenze adeguate e specifiche. Basta essere pronti e saper cogliere le occasioni, appunto.

SDA Bocconi School of Management

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